La metropolitana e gli autobus funzionavano perfettamente, raccontano le agenzie di stampa, ma erano vuote. Perfino alcune industrie avevano studiato orari di lavoro che consentissero agli operai di seguire i Collima, i cavalli alati come vengono chiamati i giocatori coreani. Più disponibili di Marchionne.
Avevano anche un telecronista e un commentatore, un esperto: il Bagni locale, senza la cantilena del nostro eroe che ronza più di una vuvuzela, era un professore di educazione fisica. I due forse si era preparati anche un “gooooooooooooooooooooooooool” in nordcoreano, ma non hanno potuto né urlarlo né ulularle. Perché i Collima non hanno segnato mai (hanno il problema del gol come l’Italia di Lippi e del resto il loro bomber dedicato viene chiamato il “Rooney d’Asia” e sta come Wayne: di traverso) ed anzi di gol ne hanno presi sette contro l’esagerato e Portogallo che in una botta sola ha voluto smentire la fama di grande possesso di palla e scarsa finalizzazione come dicono quelli che parlano bene in linguaggio pallonaro.
Al quinto gol telecronista e professore sono scomparsi di scena: l’audio erano le vuvuzelas ed i telespettatori nordcoreani hanno avuto la fortuna di poter seguire il resto del match facendo a meno del commento. La favola era finita: del resto i cavalli alati esistono solo nelle favole, nella mitologia e qualche volta negli ippodromi. E ci è messo anche Cristiano Maramaldo. Ol biù bel figo del bigonzo come viene giudicato ora che Beckham è in doppiopetto.
E il “Caro Leader”? Appassionato di calcio, si consolerà guardando il seguito del mondiale in tv, sognando il Brasile o l’Argentina: lui ha la parabola e la tv satellitare. Forse ha anche l’iPad.
© RIPRODUZIONE RISERVATA