European Young Theatre, Salveti:
«Vi mostro la libertà della follia»

Lorenzo Salveti
di Marica Stocchi
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Venerdì 12 Luglio 2013, 16:29 - Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 19:44
European Young Theatre uno dei progetti speciali che ha accompagnato quotidianamente la programmazione del LVI Festival dei Due Mondi. L’iniziativa, realizzata e coordinata dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ha avviato studi, ospitato performance e workshop proposti da giovani registi e attori europei. Oltre cinquanta gli artisti ospiti provenienti da Cordoba, Strasburgo, Cracovia, Malmo, Glasgow, Varsavia, Parigi e Vilnius per un grande laboratorio dedicato alla nuova creatività.



Lorenzo Salveti, direttore dell’Accademia Silvio D’Amico, presenta Madness, lo spettacolo conclusivo sul tema della follia, in scena venerdì 12 e sabato 13 luglio alla Casina dell’Ippocastano. (Ingresso gruppi dalle 18 alle 19).



«Da cinque anni l’Accademia collabora con il Festival dei Due Mondi. In questa occasione abbiamo deciso insieme di ospitare i nostri colleghi d’Europa per un confronto creativo e non solo»



Cosa è accaduto nelle tre settimane del progetto?

«Abbiamo condotto laboratori – uno sulla Commedia dell’Arte ad esempio – e ospitato spettacoli. Madness nasce dall’attività drammaturgica dei ragazzi che in questi giorni hanno lavorato su monologhi originali, o estrapolati da opere note, per proporre una sorta di Babele multilinguistica. Chi arriva al parco della Casina dell’Ippocastano sarà accompagnato da guide in abiti da infermieri in un viaggio a tappe attraverso le performance dei ragazzi che usano la propria lingua o un linguaggio inventato per sperimentare la libertà espressiva della follia».



Un’occasione preziosa di confronto e amicizia…

«Infatti l’incontro ha stimolato la nascita di una serie di altri progetti che, spero, i ragazzi riescano a portare avanti e che noi faremo il possibile per sostenere. È importante mantenere un contatto continuo con l’Europa perché gli allievi comincino a concepire il teatro in termini extranazionali. Se il confronto è di per sé un motore propulsivo, lo è ancor di più quando forma un pensiero nuovo, una concezione dello spettacolo che superi le barriere e i limiti della difficile contingenza italiana».



Un giovane che studia in un’accademia teatrale cosa si aspetta dal suo futuro osservando le vicende economiche del nostro Paese?

«L’incontro con i colleghi e lo scambio di esperienze aiuta anche in questo senso. La Silvio D’Amico è tra le accademie fondatrici di un progetto (E:UTSA – Europe: Union of Theatre Schools and Academies) che mette in contatto le scuole di tutta Europa a tre livelli: scambio di insegnanti, di allievi e soprattutto di prodotti. Il tentativo è quello di accompagnare lo studente oltre la formazione fino al confronto reale e realistico con il mondo del lavoro. Oggi l’invenzione creativa non può più essere concepita senza una riflessione di ordine produttivo. Così come Madness abbatte le barriere di lingua ed è quindi pensato per un’eventuale circuitazione europea, gli spettacoli che i nostri allievi immaginano e che i nostri colleghi hanno proposto ad European Young Theatre sono leggeri e agili, facilmente trasportabili. Il Teatrino delle 6 non ha a disposizione grandi mezzi tecnici, quindi i ragazzi hanno aguzzato l’ingegno riducendo al minimo gli impianti scenici, puntando sull’azione teatrale e su una serie di belle idee di facile realizzazione».



Allestimenti troppo leggeri non riducono il potere della messinscena?

«Intanto non riducono la varietà. Gli spettacoli che abbiamo ospitato, se pure tutti molto agili, erano molto diversi tra loro. Il potere del teatro, poi, si può rivelare in molti modi, alcuni dei quali ancora da sperimentare: l’ingegno e la fantasia sono le armi più efficaci se sostenute dall’entusiasmo e l’energia della passione. E quella nei più giovani non manca».
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