Donna crocifissa, Viti: «Le donne non mi volevano, allora è scattata voglia di rivalsa»

Donna crocifissa, Viti: «Le donne non mi volevano, allora è scattata voglia di rivalsa»
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Sabato 10 Maggio 2014, 14:49 - Ultimo aggiornamento: 11 Maggio, 22:46

Le donne non mi volevano, nemmeno quando ero giovane. E allora mi ha sopraffatto un senso di rivalsa verso le donne. questa una delle frasi chiave della

confessione di Riccardo Viti, 55 anni, sposato dal 2005 con una donna ucraina, che ieri è stato fermato per l'omicidio della prostituta romena Andrea Cristina Zamfir, 26 anni, il cui cadavere è stato trovato lunedì scorso alle ore 10 sotto un cavalcavia alle porte di Firenze, nella zona del cimitero di Ugnano. Viti ha trascorso la notte nel carcere di Sollicciano in attesa che il gip del Tribunale di Firenze confermi il provvedimento adottato dal pm Paolo Canessa. E come ha spiegato lo stesso pubblico ministero nel pomeriggio di ieri in una conferenza stampa, Viti ha reso ampia confessione del fatto a lui attribuito ammettendo anche di aver compiuto numerose violenze sessuali su altre prostitute.

Nel corso dell'interrogatorio, Viti ha spiegato anche di aver scoperto il suo lato sadico nei confronti delle donne intorno ai vent'anni, quando faceva il militare. «È cominciato tutto da lì» avrebbe detto Viti, parlando di quel fumetto sadomaso dove aveva visto «quelle immagini» che poi l'avrebbero portato, a partire almeno da quindici anni fa, a cercare di ripetere il suo gioco erotico «particolare» con prostitute che andava a cercare nella zona del parco delle Cascine o alla periferia della città, nel quartiere di Novoli. E secondo sempre Viti, sarebbe stato questo fumetto a suggerirgli di imitare quel gioco sadico che poi immancabilmente proponeva alle prostitute che accettavano il compenso per sottoporsi alle prestazioni richieste: chiedeva loro che si spogliassero, mentre erano ancora a bordo del suo furgone, poi le portava in una zona appartata, legava loro le mani con il nastro adesivo e poi cominciava quel «gioco che in realtà era una violenza sessuale» che lui compiva quasi sempre con un manico di legno preso da una scopa.

La polizia. «Mi è salita una sensazione dalla schiena, e ho sentito che mi attraversava il corpo fino ad arrivare alla testa». Così l'assistente capo della polizia di Stato Paolo De Giorgi ha raccontato il momento in cui si è ricordato di un intervento per una lite tra un cliente e una prostituta che aveva fatto nel maggio 2012 quando era in servizio alla squadra volante. Quel cliente, identificato nell'occasione, era proprio Riccardo Viti. De Giorgi ieri era fra gli agenti presenti al momento dell'arresto dell'idraulico cinquantacinquenne: «Lui non mi ha riconosciuto, io sì» ha detto il poliziotto. «La stessa persona, non ha cambiato fisionomia. Un uomo normale, l'assassino della porta accanto». Il ricordo dell'agente, spiegano gli inquirenti, ha dato un contributo fondamentale alle indagini. «Erano circa le 5 di mattina ha raccontato parlando con alcuni cronisti - Con un collega eravamo fermi in piazza Gaddi quando abbiamo notato un furgone con all'interno una ragazza che urlava. Abbiamo proceduto al controllo e constatato che la ragazza era una prostituta tossicodipendente. Il cliente diceva che non voleva più avere un rapporto con lei perchè aveva visto che era drogata. La voleva far scendere dal mezzo e la ragazza invece voleva 80 euro». Nell'occasione, ha affermato, Viti mostrò un atteggiamento molto tranquillo. Quando leggevo i giornali e i colleghi mi chiamavano per raccontarmi di questo omicida mi è tornato alla memoria il fatto. Allora ho chiamato il mio dirigente, gli ho spiegato la situazione e sono stati fatti tutti gli accertamenti su Viti».

Promozione. «Intendo proporre al capo della polizia una richiesta di promozione per merito straordinario a questo ragazzo». Lo ha detto il Questore di Firenze riferendosi all'assistente capo di polizia Paolo De Giorgi, in servizio alla squadra mobile di Firenze, che ha contribuito in modo decisivo alla indagini sulla morte di Andrea Cristina Zamfir. Il poliziotto ha riconosciuto Riccardo Viti, poi fermato con l'accusa di essere il presunto responsabile dell'omicidio, come l'uomo che aveva identificato nel maggio 2012 per una lite con una prostituta.

Gli altri casi. Intanto la Procura sta continuando le indagini, delegate a polizia e carabinieri, per definire gli altri casi di violenza sessuale su prostitute che Viti ha confessato. Altri accertamenti saranno svolti su almeno sette casi già denunciati all'autorità giudiziaria fiorentina e pratese. La diffusione delle immagini dell'omicida, secondo quanto si è appreso da fonti vicine all'inchiesta, potrebbe portare a nuove denuncie da parte di prostitute di eventuali altri casi di violenza sessuale perpetrati dallo stesso Viti.

Timido di giorno, sadico di notte: è la doppia vita di Riccardo Viti. I vicini di casa di via Locchi, nella zona dell'ospedale di Careggi, raccontano che Riccardo Viti sembrava una persona tranquilla, dalla vita normale e dal carattere timido, se non addirittura introverso. Così anche gli anziani genitori dell'uomo, come hanno riferito agli investigatori, non hanno mai avuto sospetti sulla doppia vita del figlio. Quello che in città ormai chiamavano ''il mostro'', in realtà era «un uomo dall'apparente vita comune, l'uomo della porta accanto», come hanno riferito gli investigatori dopo avere ascoltato anche la sua confessione. Un insospettabile, che però la notte si trasformava tanto da desiderare sopra ogni cosa una sessualità perversa in cui il godimento nasceva dal veder soffrire le sue vittime. Un insospettabile che, come hanno ricostruito gli investigatori, almeno una volta alla settimana amava «torturare le donne».

Sembra che Riccardo Viti, durante l'interrogatorio di ieri, durato quasi nove ore abbia raccontato di andare a prostitute «di solito una o due volte alla settimana» e le sue uscite serali iniziavano in genere dopo le 22-22;30 quando la moglie, una ucraina con un figlio di 19 anni avuto da un precedente matrimonio, andava a dormire. Viti saliva sul suo furgone Fiat Doblò di colore grigio, che utilizzava per il suo lavoro di idraulico e si dirigeva da Careggi al parco delle Cascine, zona nota per la prostituzione. Il copione era sempre lo stesso: Viti si accordava con la sua vittima per un prezzo che ultimamente si aggirava tra i 30-40 euro, poi la faceva salire a bordo del suo furgone e mentre lui guidava le chiedeva si spogliarsi. Arrivato in zone di campagna, portava la prostituta in genere luoghi in cui c'erano delle sbarre e qui le legava le mani con il nastro adesivo quasi in modo da ricordare una ''crocifissione''. A quel punto iniziava il gioco erotico «particolare» sempre secondo la definizione di Viti, che si trasformava in uno stupro quasi sempre con un manico di legno preso da una scopa. «Se tutto andava bene poi le slegavo e le riportavo indietro, dove le avevo prese, se cominciavano invece ad urlare o rifiutavano quello che gli dicevo di fare io scappavo via portando con me i vestiti e le borse che poi buttavo per la strada», avrebbe confessato Riccardo Viti.

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