Ragazzi autistici picchiati e rinchiusi in una stanza: arrestati 5 educatori

Ragazzi autistici picchiati e rinchiusi in una stanza: arrestati 5 educatori
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Martedì 15 Luglio 2014, 12:42 - Ultimo aggiornamento: 17 Luglio, 10:41

Ragazzi denudati e rinchiusi in una stanza buia e stretta, dove erano anche costretti a fare pip, o spintonati e sgridati nella "stanza azzurra".

Sono i luoghi da incubo in cui i carabinieri di San Benedetto del Tronto hanno liberato i giovani ospiti della 'Casa di Alicè di Grottammare (Ascoli Piceno), un centro socio educativo riabilitativo per ragazzi autistici dagli 8 ai 20 anni d'età, gestito da Comune attraverso una cooperativa esterna.

Su disposizione del Gip del Tribunale di Fermo i Cc hanno arrestato cinque educatori della struttura, e sequestrato la "stanza di contenimento". In manette per le ipotesi di reato di maltrattamenti e sequestro di persona sono finiti Roberto Colucci, 47 anni, coordinatore presso il centro, e gli operatori Rossana Raponi, 53 anni, Maria Romana Bastiani, 46, Susan Ciaccioni, 43, Luciana D'Amario, 53 anni.

Le indagini sono scattate nei mesi scorsi, sulla base di alcuni indizi raccolti dagli investigatori. La procura di Fermo ha disposto l'avvio di intercettazioni video nei vari ambienti della "Casa", tra cui appunto la 'stanza di contenimentò, un locale di 7-8 metri quadrati, senza mobili e con una piccola finestra chiusa, e nella 'stanza azzurrà (dal colore delle pareti), che faceva altrettanta paura ai ragazzi, come è emerso da spezzoni delle loro conversazioni.

L'inchiesta, coordinata dal pm Domenico Seccia e condotta dal Nor guidato dal tenente Mario Loiacono, ha permesso anche grazie alle riprese girate di nascosto di documentare numerosissimi episodi di aggressione fisica e psicologica (spintoni, schiaffi, strette al corpo, minacce gestuali) ai danni dei giovani disabili, e l'impiego sistematico della "stanza di contenimento" come strumento per reprimere o «punire» la vivacità dei ragazzi.

In realtà, hanno spiegato il pm e i carabinieri nel corso di una conferenza stampa, nei disabili c'era una «totale assenza di comportamenti violenti o di azioni che giustificassero il loro "contenimento", anche per svariate ore, all'interno di quell'ambiente, talvolta denudati dagli educatori e costretti a urinarsi addosso».

Il ricorso ai mezzi di contenzione previsto dal regolamento manicomiale del 1909 prevedeva l'utilizzo di mezzi di "contenzione meccanica" (tra cui le stanze di contenimento, le camicie di forza ecc.) in casi eccezionali e limitati nelle ipotesi di comportamenti violenti e/o aggressivi del paziente.

Questa norma, e quelle analoghe sull'organizzazione dei manicomi, ha ricordato il magistrato, è stata abolita con la riforma psichiatrica del 1978. E oggi per fortuna nel nostro ordinamento non c'è più alcuna disposizione di legge «che implicitamente o esplicitamente autorizzi l'uso di mezzi di contenzione».

Adesso le indagini proseguono per ricostruire i contorni di altri episodi di violenza che si sarebbero verificati all'interno del centro, prima dell'inizio delle riprese video nascoste.

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