La città ne soffre, dice il sindaco, il decoro si sporca irrimediabilmente, e crea disagio in diversi quartieri. Quel genere di commercio non conosce crisi e, anzi, adesso la Ue chiede di conteggiarlo nel Pil insieme con il traffico della droga e la corruzione, dove siamo purtroppo tra i primi in classifica. Confinare in “zone rosse” ben delimitate offre il vantaggio di controlli mirati e sottrae le prostitute alla pratica dell’adescamento e al giogo della schiavitù. In diverse capitali d’Europa le “zone a luci rosse” si sono rivelate efficaci, nel senso laico del termine: si sa che là ci sono le prostitute e i clienti che vi si addentrano non possono nascondersi dietro il velo della morbosa curiosità. Il tema continuerà a scottare. Per intanto l’unica “zona rossa” che divampa è quella della vergogna e dell’ipocrisia.
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