Scusa, ma tu a che puntata sei arrivato?

di Mauro Evangelisti
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Venerdì 6 Giugno 2014, 22:08 - Ultimo aggiornamento: 7 Giugno, 07:41
Gi capito che passer l'estate a casa a guardare serie tv tutto il giorno



@janetskians



«Ma tu a che puntata sei arrivato?». È la domanda che riecheggia a Roma in ufficio, durante l’aperitivo o sulla chat di Facebook. Ormai, sazi di politica e sport, passiamo le giornate a parlare delle serie tv, sempre timorosi però di non rivelare troppo all’interlocutore che magari è fermo a qualche puntata di distanza. E ci si divide in tribù. Quelli che quasi guardano con commiserazione il resto del mondo, perché loro scaricano tutto da Internet - in inglese e con i sottotitoli - e Breaking Bad o Newsroom li hanno visti con un paio di anni di anticipo; si uniscono con una certa sufficienza ai commenti di coloro che, più o meno, seguono i ritmi tradizionali di Sky. Ecco, questi sono più in affanno, rischiano di non farcela a seguire tutto: le trame cervellotiche che nemmeno il Pd romano di «House of cards»; le faide feroci di «Gomorra» tra vendette, spari, cattivi che diventano più cattivi, donne che comandano e sono più crudeli degli uomini; gli intrecci sentimentali nella redazione molto fantasy di «Newsroom». E alla fine, soprattutto per coloro che hanno il servizio on demand, diventa una sorta di dipendenza, perché affondi sul divano e ti tramortisci con quattro puntate di seguito. Infine, ci sono tutti gli altri: quelli che non navigano nel mare grosso delle serie tv, non sanno chi siano donna Imma o Frank Underwood e vivono bene lo stesso. Certo, un po’ esclusi dai discorsi, ma comunque bene. Tranquilli: tra poco potrete infervorarvi sul modulo della Costa d’Avorio o sul promettente difensore della Corea del sud.



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