Processione omaggia boss, il capo dei vescovi: «Maria non si è mai inchinata»

Il vescovo Nunzio Galantino
di Franca Giansoldati
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Lunedì 7 Luglio 2014, 10:56 - Ultimo aggiornamento: 10:57
Nell'assolata Piana di Sibari accanto a Francesco c'era proprio monsignor Nunzio Galantino mentre risuonava la durissima condanna anti mafia: la 'ndrangheta è «l'adorazione del male», un «male da combattere e allontanare». Da allora sono trascorse poche settimane e due notizie hanno «addolorato, sconvolto ma non sorpreso» il nuovo segretario della Cei, vescovo di Cassano allo Jonio, in Calabria.

Ad Oppido Mamertina la processione della Madonna delle Grazie si è fermata davanti alla casa di un boss mafioso per un omaggio. Tutto questo è accaduto a pochi giorni dalle parole di Bergoglio. C'è qualcosa che non va nella Chiesa?

«Quello che è accaduto mi addolora infinitamente. Tuttavia non mi sorprende. Sarebbe ingenuo pensare che le parole del Papa avessero un esito immediato, che bastassero toni profetici ed espressioni forti per cambiare tutto. La Chiesa, naturalmente, opera da anni in questa direzione. Ricordo il discorso di Papa Wojtyla e quello di Benedetto XVI e poi i documenti dei vescovi. Il discorso è complesso e lungo, ma la linea è chiarissima, nitida, cristallina. Impossibile fare confusione».

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«Beh, questo dimostra che dire apertamente certe cose ha effetto. Le parole di Francesco, come quelle della Chiesa e di Gesù hanno sempre una valenza etica che poi diventa culturale».

Esistono però altri casi come quello di Oppido, penso per esempio al santuario della Madonna di Polsi, dove in passato si è detto che abbia ospitato all'esterno riti di iniziazione della 'ndrangheta...

«Il caso di Oppido fa capire che esistono due livelli sui quali occorre intervenire. Il primo riguarda i malavitosi, la loro condanna, il fatto che una condotta di vita come la loro non è compatibile nel modo più assoluto con il Vangelo; poi c'è un secondo livello, che riguarda l'intera comunità civile e religiosa. Si tratta, in questo caso, di estirpare una radice culturale. Teniamo presente che una certa mentalità purtroppo si fa strada e finisce per radicarsi. E allora, ecco che quello che il Papa ha detto in Calabria, assume una forza particolare, incisiva, evocativa. Riesce ad impressionare, a scuotere, a farsi strada nella mente di chi accoglie il messaggio. È importante dunque parlarne, così come testimoniare il Vangelo».

Ma come è possibile che durante la processione hanno fatto fare un inchino alla Madonna davanti alle finestre del boss...

«Non ci sono inchini che tengono per la riabilitazione di queste persone. Chi è mafioso è fuori dalla comunione ecclesiale, dalla comunione con Dio. Se i mafiosi avessero conoscenze bibliche, saprebbero che la Madonna non si è mai inchinata a nessuno. L'unico aspetto che potrebbe recuperare i mafiosi, da un punto di vista spirituale, non è tanto la conversione personale, mediante una confessione privata: tre Ave, un Pater e un Gloria e poi il problema è finito; bensì una conversione pubblica, in cui il penitente manifesta la volontà di prendere le distanze da questo sistema malvagio. Per i malavitosi non vi potranno mai essere vie di compromesso con il male».

La processione a Oppido però era guidata da un parroco...

«Papa Francesco quando è venuto ha avvertito: attenzione a non lasciare soli vescovi e parroci. Io non voglio fare una difesa d'ufficio, ma so che le processioni sono eventi di popolo, di massa, molto sentiti in tante zone. Eventi che finiscono per inglobare anche ambienti estranei alla parrocchia; durante le processioni convergono persone che non hanno nulla a che vedere con i fedeli. Sono dinamiche frutto non tanto di una razionalità raffinata, ma di una pietà popolare legata alla tradizione».

Sta dicendo che spesso i parroci che guidano le processioni di paese non hanno il controllo dell'evento religioso?

«Per certi versi è esattamente così. Il caso di Oppido Mamertina non lo conosco nel dettaglio, ma posso dire che durante le processioni i portantini, per esempio, sovente sono persone che non frequentano la comunità».

Quindi sono una specie di infiltrati...

«I sacerdoti non sempre sono consapevoli di quanto sta accadendo. Non controllano tutto».
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