Partiti a dieta, per i dipendenti cassa integrazione e solidarietà

Partiti a dieta, per i dipendenti cassa integrazione e solidarietà
di Diodato Pirone
3 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Luglio 2014, 01:10 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 02:23
La ristrutturazione del sistema politico italiano prosegue a tappe forzate anche sul fronte pi squisitamente aziendale del ”comparto”: da oggi infatti (grazie ad una circolare Inps che applica una norma della legge che ha abrogato il finanziamento pubblico) i dipendenti dei partiti possono essere messi in cassa integrazione.



Secondo le prime indiscrezioni ne approfitterà subito il Pdl (attenzione il Pdl, non Forza Italia) che lo scorso 16 giugno aveva fatto partire 41 lettere di licenziamento per altrettanti dipendenti che - secondo i maligni soprattutto a causa della loro provenienza da An oppure perché vicino agli alfaniani - non erano stati riassorbiti in Forza Italia. I 41, una dozzina dei quali con sede di lavoro a Milano, potranno tirare un sospiro di sollievo solo quando l’Inps verificherà la regolarità delle loro posizioni ma intanto l’ingresso della Cig sulla scena rende meno teso il clima intorno ad un’area politica che soffre di un gigantesco passivo valutato dallo stesso Silvio Berlusconi in una novantina di milioni.



Ma se Sparta piange Atene non ride. Anche il Pd, infatti, è alle prese con il passivo di quasi 11 milioni del 2013 che si è aggiunto a quello di 9 milioni del 2012. Risultato? La segreteria del Pd è orientata a usare i contratti di solidarietà. L’indiscrezione non è ufficiale ma è praticamente certo che una parte dei 143 dipendenti diretti del Nazareno (cui si aggiungono 60 distaccati) nei prossimi mesi resterà a casa per un numero di ore mensili variabile persona per persona.



I TAGLI

Dal Pd si fa notare che la spesa per il personale è già scesa dai 12,5 milioni del 2012 ai 10 del 2013 e ripetono che almeno per quest’anno i livelli occupazionali non saranno toccati. Ma è chiaro che il 2014 (nonostante la spending review che intende piegare il bilancio verso il pareggio ) sarà un anno di transizione. I conti veri, anche per i dipendenti, si faranno nel 2015 quando si dovrebbe capire meglio quanti soldi porterà il meccanismo della donazione del due per mille e sarà messo a punto un sistema di fund rising (raccolta fondi) degno di questo nome.



Nel frattempo, mentre il finanziamento pubblico scende del 25% ogni anno, a tenere i qualche modo in piedi i conti dei Democrat ci stanno pensando i parlamentari che versano dai 12 ai 18 mila euro ognuno all’anno. Nel 2013, grazie ai 293 deputati conquistati alle politiche, il Pd ha ricevuto dai suoi parlamentari 11,5 milioni contro i 5,2 dell’anno precedente: in altre parole gli incassi dai parlamentari sono più che raddoppiati.



E i dipendenti dei partiti minori? C’è poco da raccontare. Sel per il 2014 prevede di spendere per gli stipendi solo 45.000 euro. «Per noi il problema non si pone per mancanza di materia prima», si concede un battuta Giorgia Meloni leader dei Fratelli d’Italia che di dipendenti (escludendo quelli del gruppo parlamentare) ne ha 1 (uno). Anche gli alfaniani viaggiano rasoterra: i dipendenti dell’Ncd ”nazionale” sono in tutto cinque e tutti con contratto a termine.

Vale la pena sottolineare il termine ”nazionale”.



Perché poi i partiti, in particolare il Pd, si basano su federazioni regionali e locali che hanno propri bilanci e propri dipendenti. La cassa integrazione vale anche per loro. Così come vale per loro una regolina: qualunque organizzazione che userà la cig dei partiti dovrà aumentare i contributi all’Inps. I cui maggiori costi però saranno coperti dal Tesoro con una quarantina di milioni stanziati per tre anni.
© RIPRODUZIONE RISERVATA