Patuelli: le tasse penalizzano le banche italiane

Patuelli: le tasse penalizzano le banche italiane
2 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Luglio 2014, 10:40 - Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 12:34
Il presidente dell'Associazione Bancaria Italiana (Abi) Antonio Patuelli punta il dito sull'imposizione fiscale. Il peso del fisco e in particolare dell'Ires di fine 2013 sfavorisce la ricapitalizzazione delle banche italiane nell'anno dell'esame Bce.



“Dopo sei anni di una crisi che prodotto una dura recessione, non basta fare ogni sforzo per la ripresa occorre una riflessione intellettuale all'altezza di un passaggio storico così importante”, ha detto il Patuelli aprendo la 54esima assemblea annuale dell'organizzazione oggi a Roma al Palazzo dei Congressi.



”La crisi non è nata in Italia - ha ricordato Patuelli - ma ha trovato l'Italia debole, con un enorme debito pubblico, condizionata da un circuito vizioso di alte tasse e forte evasione fiscale che appesantiscono i costi di produzione e deprimono i consumi”.



Il peso della tassazione e in particolare l'addizionale straordinaria Ires varata a fine 2013 «contrasta non solo con le regole di equità» ma sfavorisce la ricapitalizzazione delle banche italiane nell'anno dell'esame Bce, ha affermato Patuelli. Il presidente dell'Abi ha chiesto che le banche non siano penalizzate nella competizione del mercato unico europeo pena «conseguenze gravissime e con effetti prolungati su tutto il mondo produttivo e su tutta la società italiana».



Negli ultimi cinque anni, ha ricordato Patuelli, sono piovuti 670 provvedimenti normativi al ritmo di due e mezzo alla settimana sa di natura burocratica e che con impatti economici importanti. Il presidente Abi ha citato così, fra gli altri, il trattamento delle svalutazioni e perdite sui crediti, l'Iva di gruppo, gli interessi passivi nella tassazione societaria Ires e Irap. Inoltre le banche in Italia espletano gratuitamente ben 21 arttività obbligatorie verso le Pa soprattutto nell'impegno per la legalità.



Il numero uno dell'Abi, riconfermato alla guida dell'associazione, ha precisato che nessuna banca italiana è fallita o è stata nazionalizzata e che “quelli che vengono citati come strumenti con quali lo Stato italiano avrebbe aiutato le proprie banche - i Tremonti bond e i Monti bond - sono stati prestiti costosissimi che pochissime banche hanno contratto e che stanno pagando con cospicui interessi, anche in anticipo sui tempi Altro che regali di Stato alle banche italiane. Non erano e non sono regali dello Stato, ma supporti straordinari ai capitali a prezzi vantaggiosi per lo Stato”.



© RIPRODUZIONE RISERVATA