Osservatorio Easy Welfare Edenred: il welfare incide sul 56% dei contratti

Osservatorio Easy Welfare Edenred: il welfare incide sul 56% dei contratti
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Martedì 30 Giugno 2020, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Luglio, 16:00

Osservatorio Easy Welfare Edenred: il welfare cresce in maniera costante. Nord e Centro Italia trainano la crescita con il 94% dei contratti con premio produttività. Boom della macro-categoria dei fringe benefits, pari al 41% della spesa welfare

“Il welfare aziendale si è affermato e consolidato in questi ultimi anni come imprescindibile strumento di virtuosa e sinergica valorizzazione del rapporto tra impresa, dipendenti e collettività.”– spiega Luca Palermo, Amministratore Delegato di Edenred Italia–“Mai come in questo momento di emergenza sanitaria ed economica,il welfare aziendale risulta, ancora una volta, fondamentale per la ripresa e lo sviluppo del sistema Paese. Garantisce infatti un insieme di iniziative e prestazioni connesse all’obiettivo di integrare il reddito delle famiglie, aumenta il benessere e il potere d’acquisto delle persone e migliora contemporaneamente la performance aziendale”. “Per garantire la capacità di usufruire in maniera sempre più adeguata delle nostre soluzioni di welfare”– ha proseguito Palermo –“abbiamo recentemente introdotto la nuova app Easy Welfare Edenred, che consente a tutti i nostri clienti di poter fruire in modo semplice e immediato del proprio piano welfare.

Presentato oggi durante il webinar Easy Webin@r -Osservatorio 2020: il welfare aziendale tra emergenza Covid e nuovi bisogni sociali” l’Osservatorio Easy Welfare Edenred. L’analisi è stata condotta dalla società su un panel confrontabile di oltre 1.700 aziende che hanno implementato piani flexible benefit avvalendosi del provider Easy Welfare Edenred nel corso del 2019 e può contare su un bacino di utenza di oltre 470.000 utenti. Il 2019 è stato infatti un anno decisivo per la crescita e lo sviluppo del welfare aziendale  rispetto ai quali è emersa una conferma dell’apprezzamento di queste misure non solo da parte delle aziende ma anche dei dipendenti stessi.

Dal 2016 in poi si è registrata una crescita esponenziale dei contratti integrativi che prevedono il premio di produttività: si è passati da 9mila a oltre 54mila contratti. A inizio 2020, su 10mila contratti attivi, oltre 6mila prevedono misure di welfare aziendale. Il tasso di incidenza delle misure di welfare su contratti che includono il premio di produttività è aumentato dal 46% del 2018 al 57% del 2020. Un dato di fondo sui comportamenti delle aziende che emerge dall’Osservatorio Welfare è proprio la conferma evidente che il premio di produttività è sempre più destinato ai beni e servizi del paniere welfare e ai flexible benefits.

Nel 2020, è stato sottolineato durante il webinar, la componente integrativa e sociale sarà ancora più importante in relazione al periodo storico che stiamo affrontando: maggiore attivazione delle casse di integrazione è stata registrata durante il lockdown come poi, nella fase due, è stato avviato un piano di supporto all’imprenditoria italiana con particolare riguardo al settore turismo, tra i più colpiti. Per poter far ripartire il Paese, secondo l’Osservatorio, sarà necessario sostenere quindi sia le famiglie che le aziende attraverso il supporto al reddito (integrazione alla cassa di integrazione) e supporto sociale (per le famiglie dei collaboratori, piani ad hoc per baby-sitting, sostegno e assistenza familiari).

Il Nord e il Centro Italia fanno da traino. Sugli oltre 54 mila contratti integrativi con premio di produttività dal 2016, ben il 94% è localizzato nelle regioni del Nord e del Centro con Emilia Romagna e Lombardia ai primi posti rispettivamente con il 30,5% e il 24%. Il Sud conferma, per contro, ancora un ritardo evidente rispetto allo sviluppo di premi di produttività e nella loro conversione in piani di welfare, sebbene si colga un’inversione di tendenza nel recente periodo.

Il settore industria e manifattura si conferma il principale comparto di diffusione di welfare aziendale e flexible benefits, grazie anche alla quota pro capite di 200 euro in welfare prevista dal contratto nazionale di categoria che rappresenta il 46% del totale di tali misure.

La somma media disponibile per i dipendenti sotto forma di credito in welfare aziendale è pari a 860 euro pro capite per il 2019. In tre anni si è registrato un aumento del +10% di tale cifra, che nel 2018 era pari a 780 euro e nel 2017 a 645 euro. Nello specifico il settore che garantisce ad un oggi l’importo economico in welfare più elevato è quello bancario e assicurativo che oscilla tra i 1000 e i 2000 euro per dipendente. Seguono i settori della sanità e assistenza sociale e quello del commercio, entrambi con un importo tra i 750 ed i 1000 euro. I più bassi sono i settori del digital e media e degli istituti di istruzione e ricerca, entrambi nella soglia fino a 500 euro. L’industria e manifattura ha un credito welfare medio per dipendente che oscilla tra i 500 e i 750 euro.

Complessivamente, il 2019 conferma quanto già rilevato nel 2018, ovvero la quota flexible benefit media aumenta al crescere dell’età del beneficiario, trend evidente almeno fino ai 55 anni di età. Il credito welfare medio pro capite appare mediamente più elevato per le donne (poco meno di 920€ pro capitecontro i circa 830€ medi di cui beneficiano i colleghi), con particolare evidenza per la fascia d’età compresa tra i 25 e i 54 anni, dovuta principalmente alla costante e diffusa presenza di componenti dei piani welfare aziendali a sostegno della maternità delle dipendenti.

La spesa in istruzione (rimborsi spese in istruzione per figli e familiari come tasse scolastiche, acquisti libri, iscrizioni asili infantili) rappresenta la voce più consistente con il 33,8%. Segue l’area ricreativa con il 22,4% (palestra, viaggi, sport, ecc.); i fringe benefits (carte prepagate per spesa, carburante, shopping e elettrodomestici) con il 18,1%; la previdenza integrativa, 12,7%; l’assistenza sanitaria, 7,6%; la mobilità (introdotta nel 2018), 3,7%; l’assistenza familiare, 1,2% e infine mutui e prestiti, 0,5%. I dati appena illustrati evidenziano come in questi anni si sia registrata una crescita esponenziale della macro-categoria dei fringe benefits, che unita all’acquisto di beni e servizi, è passata dal 28% del 2017 al 35% del 2018, fino al 41% circa del 2019, come voce di spesa complessiva del paniere welfare. Per il 2020 si attende un superamento della quota di spesa complessiva in beni e servizi rispetto alla spesa in welfare sociale. Il 36% di tutte le richieste di spesa per il 2019 ha riguardato beni in regime di Fringe benefits per un valore medio di 110 euro per dipendente. Per contro, la voce di spesa per assistenza familiare rappresenta solo lo 0,4%, ma al contempo mostra l’importo medio di spesa più elevato con 700 euro.

Due le case history presentate durante la mattinata dalle due ospiti coinvolte: Monica Gussoni, Dirigente Area Risorse Umane – Università Cà Foscari e Donatella De Vita, Global Head of Learning, Engagement & Welfare – Pirelli. Entrambe possiedono come provider Easy Welfare Edenred e hanno dimostrato come le sinergie pianificate abbiano dato, e stiano dando, ottimi risultati.

Spiega Gussoni che nel caso dell’Università Ca’ Foscari – la quale possiede un personale di 1296 unità suddiviso in pubblicistico da un lato e contrattualizzato dall’altro – il progetto di welfare rappresenta una novità in un settore come quello pubblico in cui una simile strutturazione di iniziative di welfare sono esigue, anche a causa delle lungaggini burocratico-amministrative dalle quali è sollevato il privato. L’attivazione del conto welfare nel 2019 ha portato nel corso di un anno ad un utilizzo pari al 68% e dei 733 destinatari aventi diritto ne ha usufruito più dell’80% dei titolari: “La nostra è un’attenzione ai bisogni del personale nata già a partire dal 2013 e ora finalmente sistematizzata all’interno di un piano di iniziative dedicato al work life balance e che un anno fa ci è valsa la certificazione Family Audit”.

Quello di Pirelli invece si consolida, secondo De Vita, come un welfare che non offre solo la possibilità di convertitre il premio di risultato ma è molto di più, rappresenta cioè la scelta dell’azienda di configurarsi come un sotegno complementare ai bisogni delle persone rispetto a quello che già lo Stato garantisce: “Soprattutto in questo periodo storico, stare bene è dimostrato quanto sia un abilitatore di perfomance di qualità eccellenti”.

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