L'Olimpica e il ponte di San Francisco

di Maria Lombardi
2 Minuti di Lettura
Venerdì 13 Giugno 2014, 08:08
Uno de sti giorni sposto il domicilio sull'Olimpica.



@galabea



A Roma ogni giorno è lo stesso giorno, cambia solo la temperatura. Pioveva e faceva freddo quella mattina - nessuno poteva immaginare che sarebbe durata così a lungo - sull'Olimpica comparve una grande freccia all'altezza dello svincolo per Tor di Quinto e la strada sparì. Tutti in fila sull'asfalto dimezzato, lo spazio si restringeva e il tempo si moltiplicava ma pazienza, oggi è così magari anche domani e dopodomani, poi però...L'ottimismo dei romani è inconcludente, ha a che fare più con la disperazione che con la speranza. Se non coltivassero da secoli l'illusione e l'inganno del «poi però...» si sarebbero estinti da un pezzo. Ora fa caldo, 35 gradi e bollino rosso, la freccia maledetta è sempre lì, la strada continua a non esserci, nessuno si chiede più che fine abbia fatto. L'unica differenza con quella mattina di cinque mesi fa è che la coda - dopo aver attraversato inverno e primavera - si è arroventata per via di Ciclope. Si rinnova ogni giorno, ugualmente isterica, ha fatto invecchiare gli automobilisti di una decina d'anni. Ok, è franata la collina - poteva non accadere, dicono, se qualcuno se ne fosse curato - d'accordo tanti intoppi burocratici, certo siamo a Roma, vero adesso gli ergastolani dell'Olimpica hanno una data per la fine pena, usciranno dalla prigione stradale - si spera - il 30 giugno. Però: in un mese i californiani ripararono l’arcata del Bay Bridge, il ponte che unisce San Francisco a Oakland, crollata per il terremoto del 1989. Come hanno fatto a metterci così poco? Pare che abbiano evitato l'Olimpica.



maria.lombardi@ilmessaggero.it