Una vittoria per i cattolici, una sconfitta per la Casa Bianca. Ma dalla vicenda esce una Corte Suprema più che mai spaccata, con le tre donne del massimo organo giurisdizionale statunitense in rivolta contro i colleghi maschi, «responsabili», a loro dire, delle ultime decisioni di segno «illiberale» e «conservatore». Decisioni che segnano un passo indietro sul fronte della difesa dei diritti delle donne.
Si tratta di un tema molto sensibile, tra l'altro, in vista delle elezioni di metà mandato di novembre, con i repubblicani in affanno per cercare di recuperare parte dell'elettorato femminile che quasi in massa nelle ultime tornate elettorali (a partire dalla rielezione di Barack Obama) ha votato per i democratici. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la nuova decisione della Corte Suprema, mercoledì, di accogliere il ricorso di un istituto cristiano dell'Illinois, il Christian College, esentando anche questo, seppur temporaneamente, dall'obbligo di accettare la copertura assicurativa anche per la contraccezione.
E bocciando anche la strada di coperture assicurative alternative. «È una decisione che mina la fiducia nelle istituzioni», scrive in una memoria la giudice Sonia Sotomayor. E la Casa Bianca - scrivono i media americani - starebbe lavorando per permettere al presidente Obama di varare nei prossimi giorni misure esecutive che pongano rimedio allo stato di incertezza e di confusione nel mondo del lavoro provocato dalle decisioni della Corte. Si riapre anche il discorso sulla composizione del massimo organo giurisdizionale statunitense, a cui Obama, prima di lasciare la Casa Bianca, vorrebbe imprimere un'orientamento più «liberal» con nuove nomine. Impresa non facile, ma certo non impossibile.
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