Neil LaBute racconta gli abusi sessuali senza
censure. «In a Dark Dark House» al Cometa Off

Daniele Antonini e Luca Guastini in una scena di In a Dark Dark House
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Mercoledì 13 Febbraio 2013, 16:35 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 15:36
ROMA - Tre attori sul palco e un tema scomodo che scava nell'emotivit umana. Nello spettacolo teatrale In a Dark Dark House del drammaturgo statunitense Neil LaBute (dal 19 febbraio al 3 marzo al teatro Cometa Off di Roma), presentato per la prima volta in Italia dall'associazione culturale Drugo, «risalta la potenza drammatica del testo e la facilità con cui lo scrittore riesce ad andare a fondo su argomenti non certo facili come quelli degli abusi sessuali». Nella trama si ridisegnano i destini di Drew (interpretato da Luca Guastini), giovane avvocato e Terry (Daniele Antonini), il fratello maggiore, guardia di sicurezza. I due si incontrano nel parco di una struttura psichiatrica poiché Drew, dopo aver causato un incidente stradale, è obbligato dal tribunale a seguire un programma terapeutico. Terry è stato convocato dai medici per fare terapia familiare. Durante le sedute Drew parla di presunti abusi sessuali subiti in età pre-adolescenziale da parte di un adulto e i fratelli si ritrovano a fare i conti con segreti, rancori e ferite del passato che, insieme all'intromissione della «Lolita» Jennifer (Benedetta Comito), cambieranno il presente e le loro prospettive future. Neil LaBute combina nel suo stile realismo, violenza, ironia ed esasperazione sessuale con un'acuta analisi dei personaggi e delle loro relazioni e trasforma un trauma, forse più personale di quanto si pensi, in un prodotto artistico. Un'operazione molto delicata e spesso mal accolta dal mondo della critica. «La famiglia è un'istituzione in crisi da secoli, resiste solo perché non esiste una vera alternativa - spiega il regista Max Amato -. È proprio all'interno di certi nuclei famigliari che covano i mali del mondo e molti possono comprendere cosa intendo. Gli intellettuali sono spesso severi nei confronti di questi tentativi, c'è qualcosa che li disturba e forse hanno le loro ragioni. L'arte, in fin dei conti, dovrebbe darci bellezza e piacere, non dolore e molestie».
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