Barcone con 30 cadaveri, individuati i due scafisti. Nuovi sbarchi a Palermo e Salerno

Barcone con 30 cadaveri, individuati i due scafisti. Nuovi sbarchi a Palermo e Salerno
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Martedì 1 Luglio 2014, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 14:19
Nuovi sbarchi dopo la tragedia del barcone con 30 cadaveri soccorso nel Canale di Sicilia la notte tra il 29 e il 30 giugno. È approdata all'alba nel porto di Palermo la nave mercantile Mar Atlantic, battente bandiera delle isole Marshall, con 235 migranti. Tra di loro anche 25 donne, una delle quali incinta, e quattro minori. Le operazioni di accoglienza dei profughi sono coordinate dalla Prefettura di Palermo. La nave rifornitrice Etna della Marina Militare italiana, è invece attraccata nel porto di Salerno con 1044 migranti. Nel porto di Trapani è giunto un mercantile con 184 migranti a bordo, tutti uomini. I profughi erano stati prelevati dai loro barconi nel canale di Sicilia.



A Salerno Imponente il servizio d'ordine predisposto dalla Prefettura: sul posto ci sono circa 300 uomini della Polizia di Stato, Carabinieri, Esercito, Capitaneria di Porto e Protezione Civile. I migranti saranno sottoposti prima a una fase di riconoscimento, successivamente a controlli sanitari per poi raggiungere a bordo di pullman le località di destinazione che si trovano nelle cinque province campane, nel Lazio, in Umbria e in Molise. Nel Salernitano dovrebbero rimanere almeno 250 migranti che saranno portati nei centri di accoglienza a Sud del capoluogo. Sono nove le postazioni dove i migranti dovranno lasciare le proprie generalità.



85 affetti da scabbia I primi a sbarcare dalla nave Etna sono stati 85 immigrati affetti da scabbia. Le 85 persone, molte delle quali con mascherine e tute protettive, sono state fatte salire su alcuni pullman per essere trasferiti nelle strutture sanitarie regionali dove saranno curate. Intanto, si è appreso dal delegato alla Protezione Civile del Comune di Salerno, che un centinaio di migranti sarà momentaneamente alloggiato nella sede della Protezione Civile del capoluogo salernitano in via dei Carrari. Da qui, successivamente, dovrebbero essere trasferiti nelle strutture di di accoglienza della regione.




Il barcone con 30 cadaveri Nel pomeriggio l'arrivo della nave Grecale
nel porto di Pozzallo, l'imbarcazione della marina militare con a bordo 566 migranti salvati in due interventi di soccorso e che ha a rimorchio il peschereccio sul quale ci sono i corpi di una trentina di uomini dell'Africa centrale. A rallentare la navigazione sono il mare forte e le cattive condizioni del motopesca. Ieri a Pozzallo sono arrivati 353 dei circa 600 extracomunitari che erano sul peschereccio, compresi molti bambini, alcuni dei quali neonati, e tante donne. Sono stati condotti nel centro di prima accoglienza realizzato nel porto del Ragusa.



Individuati due scafisti La Procura di Ragusa sta valutando la posizione di due extracomunitari che sono ritenuti i probabili scafisti del peschereccio. Il fascicolo ipotizza il reato di associazione per delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Secondo quanto si è appreso, il procuratore capo Carmelo Petralia deciderà soltanto dopo le autopsie se contestare anche, eventualmente, il reato di morte come causa di un altro reato o addirittura l'omicidio volontario.




«Come bestie» «Trattati come bestie dai libici» che hanno compiuto «violenze inaudite nei confronti di tutti, ma in particolare degli uomini del Centro Africa». È la ricostruzione concorde dei diversi testimoni ascoltati dalla squadra mobile e al vaglio della Procura di Ragusa sulla morte dei 30 migranti. Tre le persone sentite anche amici e lontani parenti delle vittime, alcune delle quali hanno già un nome, anche se non ancora ufficialmente. «Abbiamo provato a salvarli appena ci siamo resi conto di quello che stava accadendo - ricorda una di loro - abbiamo fatto di tutto ma purtroppo era tardi, sembrava dormissero, non pensavamo fossero morti...». Tutti accusano i trafficanti libici: «è stata tutta colpa loro - ricostruisce un migrante testimone dell'accaduto - ci hanno messo li dentro come le bestie e non potevamo neanche uscire perchè sopra era tutto pieno, non ci potevamo muovere». «Abbiamo chiesto di potere tornare indietro - ha rivelato un migrante sopravvissuto - perchè eravamo troppi e rischiavamo, ma non c'è stato alcunchè da fare: ci hanno detto 'ormai siete qui e dobbiamo arrivare in Italià».



Nessun caso vaiolo È durato meno di 24 ore l'allarme sul caso di malattia infettiva in un migrante della nave Orione. Al termine delle analisi di laboratorio svolte presso l'Istituto Nazionale per le malattie infettive «Spallanzani» di Roma, il ministero della Salute ha confermato che «il paziente è affetto da varicella». L'uomo «è stato trasferito presso la struttura sanitaria romana dal ponte della nave, in navigazione verso la Sicilia, per le cure del caso».



Disordini a bordo Intanto si scopre che sul peschereccio ci sarebbero stati momenti di forte tensione tra centro africani e siriani. I primi contrasti sul motopesca sarebbero nati perché all'inizio del viaggio il 'timoniere' avrebbe sbagliato rotta e successivamente perché, secondo i racconti di alcuni testimoni, dei cittadini del centro Africa avrebbero fatto delle 'avance' non gradite a donne siriane. Secondo le prime tesi investigative, la morte dei 30 migranti sarebbe dovuto al 'sovraffollamentò del peschereccio sul quale c'erano circa 600 persone. Molti giovani centroafricani sarebbero rimasti schiacciati dagli altri 'passeggerì e bloccati nella sala macchine del motopesca avrebbero inalato monossido di carbonio emesso dai motori.



Le indagini Intanto la squadra mobile della polizia di stato ha continuato gli interrogatori dei migranti arrivati per identificare eventuali scafisti. L'inchiesta è coordinata dalla Procura di Ragusa.
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