Migliora la qualità della vita: operazioni senza il bisturi

Migliora la qualità della vita: operazioni senza il bisturi
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Sabato 11 Dicembre 2021, 16:00 - Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre, 16:00

A colloquio con il professor Tommaso Lupattelli, pioniere della tecnica di embolizzazione

Molte malattie oggi possono essere curate grazie a tecniche mininvasive che non comportano tagli agli organi interessati e dunque l’utilizzo di bisturi. Una di queste è certamente l’embolizzazione, ampiamente utilizzata con ottimi risultati nel trattamento di patologie come il fibroma uterino, l’adenomiosi e l’ipertrofia della prostata, oltre a numerose applicazioni in altri distretti del corpo umano.

Uno dei pionieri della tecnica dell’embolizzazione è il prof. Tommaso Lupattelli, specialista in radiologia interventistica e in chirurgia vascolare, direttore dell’Unità di Radiologia Interventistica presso Il Gruppo Gvm Sanità di Roma e già professore incaricato all’Università di Perugia.

Professor Lupattelli, in cosa consiste la tecnica dell’embolizzazione?

“Benché fosse già stata sperimentata all’inizio degli anni Ottanta per il trattamento di alcune patologie, come ad esempio il trattamento dei sanguinamenti gastro-intestinali, l’utilizzo dell’embolizzazione in determinati ambiti della medicina è di ben più recente applicazione e per alcune di esse si sta ormai trasformando nella prima scelta terapeutica quando possibile. E’ una tecnica molto meno invasiva di un tradizionale intervento chirurgico che consiste nell’occludere un vaso sanguigno per impedire l’afflusso di sangue a determinate patologie. Penso ad esempio al fibroma dell’utero e all’adenoma della prostata. Venendo meno l’apporto ematico, il tumore in questi casi cessa immediatamente di crescere, riducendosi sensibilmente nel giro di pochissimo tempo”.

L’applicazione più comune è certamente quella del fibroma uterino: quali sono i vantaggi dell’embolizzazione?

Il ricorso all’intervento chirurgico in una parte del corpo così delicata e importante per una donna è spesso fonte di preoccupazione e di forte stress psicologico. L’embolizzazione è invece una tecnica poco invasiva, l’operazione viene effettuata quasi sempre in anestesia locale e la sua durata è molto breve. Soprattutto, cosa fondamentale per una donna, non interferisce con la gravidanza e non ne preclude la possibilità, cosa che purtroppo può accadere con un intervento chirurgico che, nel peggiore dei casi, può portare anche all’asportazione dell’utero.

Come viene effettuato tecnicamente?

L’embolizzazione consiste nell’introduzione nell’inguine di un piccolo catetere, della grandezza inferiore alla punta di una matita, che viene poi veicolato senza alcun dolore all’interno delle due arterie uterine, di destra e di sinistra. Quindi, tramite esso, vengono poi iniettate delle piccole particelle che vanno a occludere completamente la vascolarizzazione del fibroma. Nel giro di poche settimane, il fibroma comincerà a regredire di dimensioni fino, nei casi più favorevoli, alla pressoché totale scomparsa. Con esso si ridurranno anche tutti i sintomi, la fase post-operatoria è più agevole se rapportata ad altri tipi di interventi e il ritorno delle pazienti a tutte le attività è pressoché immediato”.

Un altro caso in cui l’embolizzazione sortisce effetti straordinari è quello di un tumore benigno molto comune nell’uomo come l’adenoma prostatico.

Sì, il discorso è molto simile: invece che intervenire eseguendo un vero intervento chirurgico sulla prostata, anche in questo caso si interviene dall’interno andando semplicemente ad impedire l’apporto di sangue all’adenoma prostatico. L’adenoma nel giro di poco tempo si riduce significativamente e con esso scompare tutta la sintomatologia associata. L’intervento è molto rapido e permette a volte la dimissione del paziente anche nella stessa giornata.

Come mai, nonostante i risultati e le evidenze scientifiche, questa tecnica è ancora poco utilizzata nel nostro Paese? 

Stiamo parlando di una delle più grandi innovazioni del nuovo millennio nel campo della medicina, è normale che all’inizio ci sia stato un po’ di sospetto e di reticenza da parte di alcuni medici che avevano sempre utilizzato le tecniche tradizionali. Ma è in atto un cambiamento e assistiamo a una crescente collaborazione tra diversi specialisti per assicurare le cure migliori ai pazienti, il cui benessere e la cui salute rimangono la nostra stella polare.

Ludovica Urbani

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