Matteo Musa (Fitprime): “il welfare flessibile per la vita di tutti i giorni”

Matteo Musa (Fitprime): il welfare flessibile per la vita di tutti i giorni
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Novembre 2021, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 10:00
Fitprime, marketplace italiano del fitness, investe nel welfare aziendale con l’iniziativa Corporate pensata per le aziende che hanno a cuore il wellbeing dei propri dipendenti. Ne parliamo con Matteo Musa Ceo e Co-Founder di Fitprime

Qual è il purpose di Fitprime e come è cambiato a seguito della pandemia?

Fitprime a oggi si posiziona sul mercato con il purpose di rendere il wellbeing uno strumento flessibile in grado di inserirsi nella quotidianità dei nostri clienti. Pensiamo che per stimolare il più possibile le persone a prendersi cura di sé queste debbano avere a disposizione delle soluzioni adattabili ai cambiamenti. Fitprime è sul mercato dal 2016, siamo nati con questa mission sin da subito ma all’inizio il nostro prodotto – legato a un abbonamento mensile e non più annuale –  voleva innanzitutto facilitare l’accesso ai centri sportivi permettendo l’ingresso in duemila strutture presenti su tutto il territorio nazionale. Con l’arrivo della pandemia abbiamo ulteriormente evoluto il business, sono nati così altri due prodotti: abbiamo voluto portare l’allenamento a casa tramite lo smartphone, con l’apertura di uno studio di registrazione creiamo contenuti sia live che on demand, e poi con Fitprime Nutrition, i clienti possono avere tramite la mobile app un biologo nutrizionista a disposizione per un consulto h24. In questo modo con Fitprime il benessere è estremamente flessibile e si adatta alla vita delle persone e ai loro bisogni. Del resto, il nostro payoff è “Wellbeing made easy!”

La necessità attuale è quella di tornare in ufficio all’insegna però del worklife balance. In questa fase di rinnovamento delle abitudini lavorative, come si inserisce la vostra azione?

Dopo questi mesi di emergenza sanitaria, è nato un nuovo purpose inserito in un processo di cambiamento e finalizzato a sostenere e a guidare le aziende nella costruzione di programmi di wellbeing. Il modo di vivere il lavoro, e la quotidianità legata al lavoro, è mutato radicalmente. Prima del Covid-19, abbiamo osservato che sul mercato molte aziende già stavano investendo in programmi virtuosi di welfare, dopo la pandemia, altre aziende stanno ulteriormente inserendo questa tipologia di piani comprendendo quanto la salute non sia qualcosa di scontato ma che deve essere integrato. Ad oggi Fitprime gestisce più di quaranta grandi progetti wellbeing per aziende come Eni, Esselunga, KPMG, Ernst & Young per citarne alcuni. I nostri prodotti sono perfetti per la nuova normalità, tanto per i dipendenti quanto per le aziende che decidono di seguire il proprio personale dentro e fuori l’ufficio. I nostri prodotti corporate sono infatti aperti a tutto il nucleo familiare e sono studiati su tre pillars: uno di tipo fisico (attività e nutrizione), il secondo di tipo mentale (approccio psicoterapeutico e mindfullness) e l’altro di tipo ambientale (luogo di lavoro e famiglia).

Potreste fornirci i dati a vostra disposizione in materia di welfare: quali le nuove esigenze delle aziende e quali quelle dei dipendenti?

In questo anno abbiamo assistito a una crescita esponenziale dell’interesse delle aziende per il benessere. In base all’ultima ricerca di Deloitte Human Capital Trends, riguardante i principali trend HR delle aziende a livello globale, il wellbeing nel 2020-2021 ricopre la prima posizione dei trend di crescita. Inizialmente, durante il lockdown, la richiesta era orientata verso servizi di assistenza psicologica, adesso invece, l’interesse si sta espandendo a tutte le aree del benessere già citate. Il mercato del welfare sta crescendo a dismisura e il wellbeing sta apportando una notevole spinta: se prima il welfare era considerato solo come un’alternativa retribuitiva o potere d’acquisto, ora le aziende investono in welfare per renderlo virtuoso e focalizzato sulla salute e benessere. Con le aziende stiamo operando proprio in questa direzione: i dipendenti possono usare il proprio credito welfare per usufruire dei nostri prodotti. Il nostro abbonamento può essere usato in tutta Italia e questo ci permette di osservare come prima gli utenti usavano il nostro pacchetto in città di business mentre ora da Roma si spostano a Lecce o a Catania, ad esempio, quindi l’abbonamento non viene usato per viaggi di lavoro ma per tornare a casa.

In che modo strutturate le vostre soluzioni di corporate wellness?

Abbiamo due modelli: uno per aziende sotto i cento dipendenti, l’altro per quelle grandi che arrivano fino a un migliaio di persone. Sulle prime, viene fatto un lavoro a quattro mani solo con gli HR perché è sufficiente la fotografia fatta dalle Risorse Umane. A quelle più grandi invece, viene affidato un client manager dedicato, l’azienda ha un esperto wellbeing a disposizione che diventa figura mediatrice con il team di Fitprime che conta a oggi cinquanta esperti professionisti. Procediamo poi con un primo assestment aziendale fatto attraverso una survey che individua primariamente il benessere aziendale medio e poi approfondiamo i bisogni dei dipendenti da esplorare in un programma di benessere. A questa fotografia iniziale, seguono dei focus group con gruppi aziendali rappresentativi per analizzare i punti di criticità. Il progetto viene stilato dunque in maniera congiunta proponendo sia i nostri prodotti che alcuni specifici per esigenze particolari.

Il vostro gruppo lavora con importanti aziende partner. Quali sono le case histories più significative?

Mi viene in mente il progetto partito con Ernst & Young circa sei mesi fa, è nuovo ma è un caso di successo perché ha già toccato più del 40% della popolazione aziendale coinvolta nel programma di wellbeing, il che vuol dire che circa il 44% sta usando o ha usato i nostri strumenti messi a disposizione dall’azienda. L’11% della popolazione aziendale ha usufruito della parte relativa agli abbonamenti sportivi; il 26% di quella nutrizionale e il 29% di quella dedicata alla tv da remoto. Il dato interessante che ne deriva è che sommate queste cifre superiamo il 44%, quindi una percentuale di dipendenti sta usando tutti i nostri strumenti e alcuni si focalizzano su quelli più specifici adatti alle proprie esigenze e relativi a un determinato periodo della vita. Un altro caso è quello di Esselunga, un’eccellenza in fatto di popolazione aziendale ma che non aveva mai promosso una cultura di benessere per i propri dipendenti. Abbiamo allora deciso di estendere l’allenamento da casa prima agli headquarters, circa duemila unità i dipendenti degli uffici centrali, e poi da qualche mese a tutti i punti vendita diffusi sul territorio nazionale, circa ventiduemila unità. Oltre a utilizzare la piattaforma Fitprime Tv, abbiamo proposto una volta a settimana allenamenti online ai quali partecipano solo i dipendenti di una determinata azienda affinché il personale possa incontrarsi coi colleghi e colleghe facendo da remoto attività fisica.

Come immaginate l’ufficio del futuro?

Avendo all’attivo numerosi e diversificati piani di welfare per realtà eterogenee abbiamo individuato la necessità di creare spazi di lavoro pensati su due driver principali: quello del benessere e quello della condivisione. Uffici che siano pensati con ampi spazi per momenti di team working o team building condividendo esperienze di benessere sia per quanto riguarda la vita professionale che quella personale. Molte aziende hanno poi convertito i menù delle mense in offerte più healthy, approccio che non è affatto scontato e che non era prima supportato da una cultura adeguata.

Lucia Medri

L'articolo Matteo Musa (Fitprime): “il welfare flessibile per la vita di tutti i giorni” proviene da WeWelfare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA