Ma per averne la certezza bisognerà attendere sabato, la quarta votazione, quando il quorum per l'elezione si abbasserà a 505 voti: la metà più uno dei grandi elettori. Dunque Matteo Renzi ha scelto un nome che compatta il Pd e in qualche modo, per qualche giorno, mette in secondo piano il patto del Nazareno con Silvio Berlusconi.
Il segno che il premier-segretario non ha alcuna intenzione di smembrare la Ditta, come la chiama Pier Luigi Bersani, e di innescare una scissione a sinistra nel Pd. Anzi. Si tratta di vedere se terrà il no di Angelino Alfano e di Area popolare all'ex ministro dc, ora giudice costituzionale, persona di altissimo rigore morale e grande esperienza politico-istituzionale. Se confermato, infatti, il niet di Alfano aprirebbe una brutta crepa nella maggioranza di governo.
Alcuni non escludono che Renzi, in caso di manovre sospette nelle prime tre votazioni, possa cambiare cavallo puntando sul ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. Ma, al momento, appare molto difficile un ripensamento. Quasi impossibile.