Dell'Utri, interrogato da Procura di Beirut: «Sono prigioniero politico. Vorrei i servizi sociali come Berlusconi»

Dell'Utri, interrogato da Procura di Beirut: «Sono prigioniero politico. Vorrei i servizi sociali come Berlusconi»
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Lunedì 12 Maggio 2014, 14:07 - Ultimo aggiornamento: 13 Maggio, 21:14

E' durato un'ora e mezzo l'interrogatorio di Dell'Utri presso la Procura di Beirut, nell'ambito delle procedure per la richiesta di estradizione avanzata dall'Italia.

L'ex senatore di Forza Italia, che era arrivato al Palazzo di giustizia proveniente dall'ospedale dove è detenuto, è stato portato via ammanettato su un'ambulanza. Dopo l'interrogatorio Marcello Dell'Utri è stato riportato in ospedale, dove rimane in stato di arresto. Lo ha detto all'ANSA il suo avvocato.

La difesa dell'ex ministro. «Io sono un prigioniero politico perché quella di venerdì è stata una ''sentenza politica'', una sentenza già scritta di un processo che mi ha perseguitato per oltre 20 anni soltanto perché ho fatto assumere Vittorio Mangano come stalliere nella villa di Arcore del presidente Silvio Berlusconi. Una persone per me davvero speciale anche se aveva dei precedenti penali: per me Mangano era un amico e basta». Lo afferma in una lunga intervista a Repubblica Marcello Dell'Utri, raggiungo nella clinica di Al-Hayat di Beirut dove si trova agli arresti ospedalieri dopo la condanna. A chi gli chiede perché abbia lasciato l'Italia a pochi giorni dalla sentenza della Cassazione, Dell'Utri replica: «Ero un cittadino, avevo un regolare passaporto e potevo andare dove volevo. Ho scelto il Libano perché qui ci sono medici bravissimi. Non sono fuggito, come avete scritto». A Beirut «sono venuto senza nascondermi e ho sempre usato il mio cellulare che probabilmente era intercettato. Io sono partito con il mio nome e cognome, non ho usato altri mezzi».

Dell'Utri smentisce poi contatti con Amin Gemayel, l'ex presidente del Libano, o con l'imprenditore calabrese Vincenzo Speziali, che vive a Beirut. Gemayel «so chi è, ma non l'ho mai incontrato durante la mia permanenza in Libano - assicura - non c'era motivo per vederlo». Quanto a Speziali, «ormai è da tempo che non lo vedo e non lo sento». E i contatti rilevati dagli investigatori italiani? «Non so da dove spuntino quei tabulati. Sono qui in ospedale - aggiunge poi riguardo a una possibile estradizione - e, come si dice a Palermo, meglio il carcere che una tinta malattia. Se sarò estradato in Italia vorrei fare quello che fa il presidente Berlusconi: essere affidato ai servizi sociali. Ma io sono condannato per mafia e non posso assistere gli anziani come sta facendo lui. Posso solo assistere, se me lo permetteranno, i carcerati».

Ministro della Giustizia Orlando. «Abbiamo avviato nei tempi più rapidi tutte le procedure previste. Ci auguriamo altrettanta tempestività da parte delle autorità libanesi». Così il ministro della Giustizia Andrea Orlando, oggi al Salone del Libro di Torino, a proposito dell'estradizione di Marcello Dell'Utri. «Ci troviamo di fronte a un Paese instabile - ha aggiunto - ma con una cultura giuridica consolidata di derivazione europea. Credo quindi ci siano tutte le condizioni affinchè le nostre azioni vadano a buon fine».

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