A Roma, ieri, il grande Pibe de oro è venuto per perorare la sua causa con l’agenzia delle entrate, quelle tasse che non avrebbe pagato al fisco italiano. «Io giocavo al calcio, Ferlaino e Coppola (il suo manager di allora, ndr) si occupavano dei contratti - ha detto Diego mentre era stuzzicato dalle Iene - Loro ora camminano tranquillamente, a me invece che ho fatto più di 100 gol quando vengo in Italia sequestrano gli orecchini. Allora resto a casa». Chiede giustizia, Maradona, e chiede libertà. «Non vengo a cercare lavoro in Italia - ha spiegato - Io voglio andare a Napoli a vedere le partite e salutare gli amici». Ha battuto il tasto sui soldi, ha detto di sentirsi «un perseguitato». La vicenda è chiara: il fisco vorrebbe 40 milioni ma chiuderebbe la pratica se Maradona ne versasse 10. Un maxisconto di 30 milioni visto che gran parte della somma contestata è costituita da interessi di mora e l’ultima sanatoria prevede che chi paga entro il prossimo 28 febbraio può mettersi in regola versando in un’unica soluzione senza gli interessi di mora. «Quaranta milioni io non li ho neppure guadagnati - ha spiegato Maradona - Non sono un evasore e non ho niente da nascondere». Mentre a Bruxelles si interessa del suo caso anche il Parlamento europeo con Enzo Rivellini, Maradona ha parlato del campionato. Scudetto al Napoli? Difficile. «La Juventus è troppo lontana. Al Napoli per arrivare al titolo manca sempre qualcosa. Deve avere una rosa più ampia perché si gioca sempre. Deve fare qualche sacrificio in più. Benitez? È un grandissimo allenatore». Intanto sogna Napoli, la sua Napoli, e un ruolo da ambasciatore come ha detto Aurelio De Laurentiis.
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