La previdenza complementare deve partire dai giovani

La previdenza complementare deve partire dai giovani
4 Minuti di Lettura
Venerdì 6 Novembre 2020, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 08:00

L’Università Bocconi e Deutsche Bank hanno rinnovato l’appuntamento biennale “Gli Stati Generali delle Pensioni” che quest’anno – e per la prima volta – si è tenuto in streaming per parlare dello shock esogeno determinato dalla pandemia e come questo ha impattato sull’economia

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha subito fatto emergere le note dolenti della tavola rotonda che aveva per tema: “Covid shock, debito pensionistico e debito pubblico”. «La pandemia e le misure adottate per il suo contenimento hanno esacerbato entrambi i problemi. Il rapporto tra debito pubblico e prodotto è aumentato ovunque, per effetto della recessione (sia in modo diretto sia attraverso l’operare degli ammortizzatori automatici di bilancio) e delle misure espansive discrezionali. L’aumento della disoccupazione si rifletterà, almeno nel breve periodo, in più alti tassi di pensionamento e in minori entrate contributive».

Parole alle quali si è fatto riferimento a più riprese durante gli interventi intercorsi, Davide Iacovoni Dirigente Generale, Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha fatto riferimento all’incremento del debito pubblico nei paesi OCSE. «La situazione italiana non fa certo eccezione, dal mese di gennaio abbiamo assistito ad un aumento poderoso della provvista finanziaria del +40, 45% rispetto al 2019. Una soluzione potrebbe essere quella di incrementare tutti i titoli a medio lungo termine emessi in quanto i nostri titoli sono molto liquidi e possono essere più facilmente acquistabili e vendibili».

Centrali i due interventi dedicati al welfare. Il primo, severo, di Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro e Professoressa di Economia politica, Università degli Studi di Torino: «la spesa sociale attuale italiana è in linea coi restanti paesi europei e si basa su una composizione prevalentemente spostata sul sistema previdenziale a scapito di altre voci, questo è ciò che io definirei come “le distorsioni del welfare italiano”». La Fornero ha proposto un rinnovamento del welfare che si focalizzi sull’intero ciclo di vita della persona in quanto, ha insistito, «è stato un errore impostare il welfare solo sull’età anziana escludendo sia l’infanzia che i giovani. Ciò ha comportato ricadute come l’esclusione/marginalizzazione dal mondo del lavoro e inadeguatezza del reddito. Ne è derivata una visione in chiave non di assicurazione sociale e corretta redistribuzione pubblica ma di “diritti acquisiti” che ha favorito una selva di privilegi».

Anche Pasquale Tridico Presidente INPS ha affermato che lo shock sui redditi è stato particolarmente decisivo per i giovani, le donne, gli stranieri e i lavoratori delle pmi. La risposta della politica in materia di aiuti welfare è stata «whatever it takes». 30 miliardi le risorse aggiuntive per circa oltre 14 milioni di cittadini, questi i numeri di Tridico. «Lo strumento principale e fortemente garantista è stata la cassa integrazione, oltre 3 miliardi di ore di cassa integrazione autorizzate, un record nella storia della Repubblica. Misure che hanno permesso una riduzione della perdita di reddito di circa il 55%». Non ha dubbi Tridico su ciò che servirebbe per la ripresa: «un nuovo patto sociale che guardi a due elementi fondamentali: istruzione e welfare universale, a dispetto di uno categoriale e frammentato, che si poggi sul reddito e salario minimo».

«Difendere i lavoratori e non i posti di lavoro che non hanno futuro» è stato il parere anche di Francesco Giavazzi Professore di Economia politica all’Università Bocconi, in relazione al suo intervento relativo alla riallocazione di investimenti di capitali lavoro.

La consapevolezza di implementare lo sviluppo del settore della previdenza complementare per le categorie più fragili come i giovani e le donne è stata rimarcata anche da Maria Bianca Farina Presidente ANIA e Fondazione ANIA: «le imprese assicurative sono il maggiore operatore di settore e gestiscono circa 180 milioni di risorse riservate alla previdenza complementare e si distinguono per la specificità dei propri servizi fornendo garanzie di rendimento minimo e restituzione del capitale: siamo noi gli erogatori di rendite vitalizie del sistema. Trovo assurdo che solo il 23% dei possibili fruitori non prenda in considerazione la previdenza integrativa e queste scelte sono tanto più premianti quando si fanno in età giovane».

Il seminario è stato moderato da Carlo Ambrogio Favero – Deutsche Bank Chair in Quantitative Finance and Asset Pricing, Università Bocconi, e ha visto la partecipazione da remoto di oltre 1200 persone abbracciando, anche in questa occasione straordinaria, il maggior numero di interessati, come ha sottolineato il Consigliere Delegato Università Bocconi, Riccardo Taranto.

Gianmario Verona, Rettore dell’Università Bocconi, Roberto Parazzini Chairman e CEO, Deutsche Bank SpA, hanno ribadito la necessità di fornire ai cittadini soluzioni capaci di garantire loro la costruzione di un futuro auspicando, come sostenuto da Parazzini, che «si possano comprendere maggiormente i benefici della complementarietà rinvigorendo la previdenza integrativa che ancora stenta a decollare».

Lucia Medri

L'articolo La previdenza complementare deve partire dai giovani proviene da WeWelfare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA