Il 23 settembre dello scorso anno, Hamed Hillal Hamad Al Oubeidi e Hamid Hillal Hamad Al Oubeidi furono prosciolti in primo grado dalle accuse perchè mancavano le due condizioni previste dall'articolo 10 del codice penale: la presenza in Italia degli imputati e la richiesta del ministro della Giustizia o la querela della persona offesa. La Procura ha però deciso di ricorrere in appello convinta che ai due debba essere contestato il reato di sequestro di persona con scopo di terrorismo. I «contractor» italiani vennero tenuti prigionieri per 58 giorni. Per l'accusa l'azione venne portata avanti da appartenenti alle «Brigate dei mujaheddin» e «Falange Verdi».
In primo grado però non venne riconosciuta la matrice terroristica del sequestro (reato procedibile d'ufficio) perchè «è dubbio - è detto nelle motivazioni della sentenza - che quella pur grave azione delittuosa potesse avere un'efficacia così destabilizzante da poter disarticolare la stessa struttura essenziale dello Stato democratico». Dal canto suo il pg Marini afferma che «non c'è dubbio che il sequestro dei nostri connazionali, nel teatro di guerra in Iraq, costituiva un'azione violenta che esulava dalla belligeranza armata». Il processo è stato aggiornato al prossimo ottobre perchè i giudici, dopo essersi ritirati in camera di consiglio, devono accertare se i due imputati sono ancora reperibili.
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