Il welfare, una necessità. Marketing di successo secondo intarget

Il welfare, una necessità. Marketing di successo secondo intarget
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Martedì 29 Giugno 2021, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 12 Luglio, 14:00

Fare marketing è anche fare welfare, per ampliare e diversificare le competenze tenendo presente le mutate esigenze del personale. Ne parliamo con Nicola Tanzini, Fondatore e Presidente di intarget, realtà consulenziale nel marketing digitale

Qual è il purpose che contraddistingue la realtà di intarget e come si è evoluto rispetto ai tempi?

intarget è partner per la consulenza strategica nel marketing digitale, nasce a Pisa nel 2001 ed è stato da me fondato per intercettare il bisogno delle aziende di poter essere raggiungibili nella nuova realtà digitale che si stava costruendo in quel periodo con l’avvento di internet; abbiamo infatti iniziato curando il marketing dei brand presenti nei motori di ricerca. intarget si è poi adeguata parallelamente all’evoluzione di internet, e ad oggi offriamo consulenza strategica per il posizionamento di un brand nella sua copertura del customer journal, ovvero quel percorso compiuto dall’utente che ne delinea la tipologia di propensione all’acquisto. Con la convinzione che sia proprio il prodotto a risolvere meglio degli altri questo percorso. intarget ha così tutte le caratteristiche necessarie per costruire gruppi di lavoro atti a supportare il management dei nostri clienti, elaborando strategie di contatto tra il potenziale target e il brand. Questo tipo di attività la svolgiamo offrendo competenze di marketing su tutte le varie leve a disposizione delle aziende, attraverso la nostra profonda conoscenza dell’infrastruttura digitale del brand; forniamo inoltre una trasversale competenza creativa e, in ultimo ma non meno importante, ci occupiamo anche di trasferire l’insegnamento necessario ai team manageriali per essere sempre aggiornati.

Questi sono i nostri asset principali, e per far questo l’azienda si compone di più di 150 professionisti suddivisi in 5 uffici dislocati nelle nostre tre unità operative italiane, e cioè Milano, Roma e Pisa, dove abbiamo l’head quarter. A questa geografia, si aggiungano anche due sedi all’estero, in Svizzera a Lugano, dove abbiamo la nostra direzione di sviluppo internazionale per le operazioni sul mercato cinese.

Cosa significa per voi fare welfare e in che modo le vostre strategie vanno oltre la sfera professionale?

Il welfare è per intarget un asset aziendale: per noi il vero valore sono le persone. Sul welfare investiamo in maniera rilevante e ciò deriva dalla volontà e necessità di attrarre nuovi talenti, sia giovani all’inizio del percorso professionale che persone che hanno già maturato un’esperienza. Mettere queste persone nella loro migliore condizione lavorativa è determinante per accrescere la passione, alimentarla, sostenerla e incentivarla. I nostri programmi welfare, sopratutto in questo ultimo anno e mezzo, hanno risposto alle nuove necessità consentendo non solo la protezione della salute dei collaboratori ma favorendo un’organizzazione che fosse consona ai bisogni familiari.

Nello specifico, a quali programmi si riferisce?

Tutte le attività svolte sono state organizzate dalla nostra sezione people operation in stretto accordo con il board aziendale e tramite un confronto continuativo con tutta la popolazione aziendale. Abbiamo aiutato chi aveva necessità di dotarsi dell’arredo necessario per organizzare in casa uno spazio lavorativo, sono stati messi a disposizione dell’azienda nuove convenzioni per altrettanto nuovi, e urgenti, obiettivi di spesa, è stata garantita la massima libertà rispetto a dove scegliere di svolgere la propria attività lavorativa. La gran parte del personale è tornata nei luoghi d’origine e dalle proprie famiglie: abbiamo ora colleghi che lavorano dalla Sicilia, Puglia, Campania, Calabria o all’estero. Stiamo lavorando con tutta l’azienda pensando al prossimo futuro, il 2022: da qui a fine anno abbiamo deciso di restare in questa organizzazione cercando appunto di riprogettarla. Ci stiamo occupando di analizzare e, dove necessario, modificare per migliorarli, alcuni aspetti impattanti nella crescita professionale che siano rivolti verso nuove garanzie di sicurezza e benessere rispondenti delle esigenze dei nostri collaboratori e della clientela. Costruire lavoro di squadra e appartenenza, stimolare la contaminazione professionale, ragionare ulteriormente sulle opportunità in relazione a quanto la distanza possa limitare le ambizioni di carriera. Avevamo già attivato forme di assistenza sanitaria ma stiamo incrementandone di altre, più strutturali al periodo.

Quant’è il vostro investimento nei piani di formazione, tanto per quella interna che esterna?

Più di un’ora al giorno è impiegata per la formazione, che riteniamo da sempre requisito fondamentale tanto per la crescita tecnico professionale che per quella attitudinale (nel 2018, 264 studenti hanno ottenuto il Master in Comunicazione d’impresa supportato da intarget diventando professionisti nel mondo del marketing digitale, ndr). Siamo una società di consulenza e, operando in un contesto in continua trasformazione, dobbiamo pensare quindi a diversi percorsi, proposti dai nostri esperti grazie al supporto dei partner tecnologici. Alcune delle nostre attività necessitano infatti di certificazioni che implementino le competenze e il curriculum dei nostri consulenti. Ci focalizziamo inoltre sulle skills attitudinali, sullo sviluppo di quelle relative alle lingue straniere, sui corsi di public speaking per un costante aggiornamento. Chiunque volesse poi frequentare un corso professionale esterno, può presentarlo all’azienda e, dopo valutazione, saremo noi a sostenerlo.

Nuove assunzioni sono sinonimo di nuove spese aggiuntive?

Mai sinonimo di spesa ma investimento, e non è un modo di dire ma realtà fattiva. Secondo il piano industriale 2021-2024, la società prevede di crescere del 20% anno su anno e di ottenere un giro d’affari complessivo di 25 milioni di euro alla fine del periodo di riferimento. Nonostante l’emergenza, siamo una realtà in crescita e ciò lo si deve anche alle nuove assunzioni, non abbiamo mai avuto problemi di riduzione del personale semmai dobbiamo invece integrarlo continuamente (secondo i dati pre pandemia, dopo le 44 assunzioni del 2018, l’anno successivo intarget ha aumentato l’organico con ulteriori 20 nuove posizioni, ndr). Per trovare personale qualificato, da sempre abbiamo sviluppato rapporti con le istituzioni universitarie per l’attività di recruting perché crediamo nell’inserimento dei giovani laureati nei nostri settori.

intarget è una realtà inclusiva?

Lo siamo anche e soprattutto per necessità. Siamo una società che come consultant opera nei mercati internazionali quindi abbiamo bisogno di persone che provengono da esperienze e nazionalità diverse. Al fine di localizzare le strategie globali nel mercato, non possiamo fare a meno di aprirci alla diversità culturale, e per aumentare questa capacità inclusiva rendendola asset aziendale per la nostra clientela, ci siamo inoltre rivolti a una società di consulenza che possa rendere capillare e strutturale un aspetto che per intarget ha sempre rappresentato la normalità (nel 2019 intarget è stata riconosciuta come realtà women friendly e priva di diseguaglianze di genere per ruoli, leadership, bonus e premi aziendali, ndr).

Dopo la pandemia da Covid-19, molte aziende stanno adeguandosi in materia di sostenibilità e flessibilità. Verso quali obiettivi futuri punta la vostra trasformazione?

Flessibilità significa non solo offrire al personale la libertà di scegliere dove lavorare per un migliore equilibrio rispetto a nuove esigenze e ai cambiamenti affrontati, ma anche opportunità aziendale per attrarre nuovi talenti e rispondere alle necessità della nostra clientela. Ci siamo resi conto che possiamo avere collaboratori che non vivano necessariamente vicino ai nostri uffici ridefinendo così il concetto di agilità e flessibilità: lavoriamo non più in base al calcolo del tempo ma per obiettivi. Possiamo infatti oggi attrarre talenti che per la struttura che avevamo prima era invece difficile assumere.

Lucia Medri

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