Fastweb: Smart working ma l’ufficio ibrido non si può abbandonare

Fastweb: Smart working ma l ufficio ibrido non si può abbandonare
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Giovedì 2 Dicembre 2021, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 11:00

Secondo Matteo Melchiorri, Chief Human Capital Officer di Fastweb, l’ufficio di domani sarà un modello ibrido, all’insegna della flessibilità, della responsabilità e di una nuova leadership che si dovrà costruire: più “care” meno controllo

In Fastweb l’era dello smart working inizia nel 2016. Quattro anni prima della pandemia l’azienda assume un’iniziativa per consentire al 70% dei dipendenti (che sono 2800 nelle 17 sedi italiane) di utilizzare il lavoro da remoto per un giorno della settimana. Di tutti gli utenti abilitati l’84% dei dipendenti ha subito utilizzato l’opportunità dello smart working, per una media di 3 giorni al mese, contro i 4 disponibili.

“Poi è scoppiato il Covid e con un accordo sindacale abbiamo subito esteso lo smart working a tutti i dipendenti per tutti i giorni della settimana, e non mi pare che ci siano stati contraccolpi nella generazione di valore. Tutto è andato bene” racconta Matteo Melchiorri, Chief Human Capital Officer di Fastweb. “In realtà già a gennaio 2020 avevamo aggiornato l’accordo per raddoppiare l’utilizzo del lavoro da remoto, da 4 a 8 giorni al mese, ma l’emergenza sanitaria ha cambiato tutti i programmi”.

E quello che era iniziato come un provvedimento più orientato al bilanciamento di vita e lavoro, introducendo la flessibilità più come benefit di welfare aziendale, si è rivelato premessa per una radicale riorganizzazione del lavoro.

Le infrastrutture tecnologiche – e Fastweb può contare su soluzioni all’avanguardia – hanno consentito di procedere più spediti sulla strada del lavoro da remoto. “Il futuro non sarà senza ufficio – precisa Melchiorri – ma si imporrà un modello ibrido, che non potrà più fare a meno della flessibilità, della responsabilità e di una nuova leadership che si dovrà costruire, più rivolta al “care” che al controllo. Prevale la cura delle persone. Il responsabile del team dovrà sempre più essere attento alla condizione di chi lavora con lui”.

Sarebbe sbagliato per Melchiorri parlare di un “ritorno” in ufficio: non c’è nulla del passato che si possa riprodurre nel futuro. “Ma certamente lo spazio comune fa parte dell’identità aziendale – aggiunge il dirigente Fastweb – la socialità e la creatività hanno bisogno di fisicità, di incontri. La creatività non è pianificabile; invece, fino ad ora ci siamo accontentati di pianificare tutto l’imprevedibile. E il lavoro da remoto è tutto pianificabile”.

In Fastweb sono consapevoli della necessità di recuperare lo spazio comune; per ora il 10-12% è tornato a frequentare l’ufficio nelle sedi (più tutti i negozi) di lavoro, dove vige il blocco che scatta quando si supera il 40% delle prenotazioni tramite la App aziendale. Per ricreare occasioni di incontro, anche da remoto, in Fastweb hanno creato il “random café”. Funziona così: ci si iscrive a una piattaforma che, tramite un algoritmo individua appuntamenti da remoto per un caffè virtuale tra colleghi di sedi diverse. Se si accetta l’invito capita quindi di ritrovarsi a chiacchierare – tramite pc – tra colleghi che forse mai si sarebbero incontrati. Alla tradizionale macchina per il caffè ci si ritrovava per lo più tra compagni di scrivania.

All’orizzonte resta un problema irrisolto collegato agli spazi e alla loro nuova gestione ai tempi dello smart working. Se l’accesso viene limitato al 40% della capacità, c’è un problema di ridondanza? Bisogna ridurre le superfici? O semplicemente si devono ridisegnare i layout degli uffici. “Credo che dovremo prevedere meno postazioni singole – conclude Melchiorri – di certo servirà una razionalizzazione dei luoghi. La nuova gestione degli spazi sarà un tema fondamentale dei prossimi mesi”.

Marco Barbieri

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