Depardieu: Rimet sono io. Girerà
un kolossal sulla storia dei campionati
di del mondo di calcio

Depardieu e il presidente della Fifa Blatter
di Francesca Pierantozzi
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Martedì 6 Agosto 2013, 10:49 - Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 14:16
Depardieu torna a fare l’attore a Parigi. In piena forma e visibilmente felice di essere in citt per fare il suo mestiere e non per sfuggire alle domande sulla dichiarazione dei redditi o sui molteplici passaporti da esule fiscale. Gégé (ieri il quotidiano “le Parisien” ha riutilizzato dopo molto tempo il diminutivo con cui i francesi amano affettuosamente apostrofare il loro indisciplinato mostro sacro) ha cominciato a girare un film da «18 milioni di dollari» diretto da Frédéric Aubutin, sulla storia dei Mondiali di calcio. Incarna Jules Rimet, padre della Coppa del Mondo e fondatore nel 1897 del leggendario club dei Red Star di Saint-Ouen, nella banlieue di Parigi. Accanto a lui un «casting internazionale» con star inglesi, australiane e americane di cui si conosce per ora solo il nome dell’inglese Tim Roth.



LA NUOVA FORMA

Gli amici assicurano che Gérard è irriconoscibile: è «in formissima» e avrebbe addirittura messo da parte «tutti gli eccessi». Che non sono pochi, dalle intemperanze verbali, all’alcool al cibo. Nemmeno due mesi fa il tribunale di Parigi l’ha condannato a 4mila euro di multa e sei mesi di sospensione della patente per guida in stato di ebbrezza. Ma lui va dritto per la sua strada, anche se non nasconde la felicità di passeggiare di nuovo per Parigi. «È la prima volta che giro in Francia da tanto tempo - ha detto ieri alla France Presse - Ho rifiutato tanti film francesi perché la gente non avrebbe capito. Oggi sono russo e residente belga. Abito in Russia, dove ho appena passato tre mesi e mezzo. Ho società in tutti i paesi in cui vivo perché è più vantaggioso».



La sua partenza per la Russia e altre repubbliche ex sovietiche non sempre in prima fila per il rispetto dei diritti umani gli sono valse critiche, anche molto violente, da parte dei connazionali. Ma Depardieu sottoscrive. «Negli ultimi quindici anni avrò passato sì e no cinque mesi in Francia - ha detto ieri - Dal dicembre 2012 a malapena un mese e mezzo. Adesso tornerò in Kazakistan dove giro un film, poi in Belgio e quindi in Italia. Non fuggo il fisco, ma l’uso che fanno i governi dei soldi che incassano» dai cittadini.



Anche se non si tira indietro, Depardieu ama in questi giorni più parlare di cinema che di fisco. È convinto che il kolossal sportivo (titolo provvisorio «F2014», girato in Francia, Brasile, Svizzera e Spagna) sarà una saga epica in grado di entusiasmare il pubblico, tifoso o no. L’uscita è prevista in contemporanea con i Mondiali brasiliani dell’anno prossimo. Sarà un grande affresco calcistico dalla creazione della FIFA nel 1904: «Il progetto del film è nato tempo fa, ma è stato molto difficile realizzarlo. È tutta la storia del calcio raccontata attraverso quattro uomini di terribile potenza» ha detto Depardieu, la cui passione per il football precede quella per il cinema.



IL VECCHIO AMORE

A 12 anni (e già un metro e 80) era portiere dei giovani della Berrichonne di Chateauroux, la cittadina del centro della Francia dove è nato nel ’48. Per destabilizzare gli avversari usava una tecnica che non ha dimenticato: «Gridavo talmente forte che gli attaccanti non osavano nemmeno tirare in porta». Grande tifoso dell’Auxerre, nella memorabile semifinale della Coppa di Francia contro il Marsiglia nel ’96 dovettero tenerlo in due perché voleva scendere in campo accanto ai giocatori per sostenerli ai rigori finali. Lo scorso gennaio ha assistito accanto all’amico Sepp Blatter, presidente della Fifa, alla consegna del Pallone d'Oro. In febbraio, ha posato tra Djibril Cissé e Nenê per sponsorizzare l’organizzazione dei mondiali in Qatar. E non ha esitato a sostenere il presidente Ceceno Kadyrov in una discussa cerimonia alla presenza di star del calcio.



I COMMENTI

Gli amici insistono: «Agisce sempre d’impulso». Certo nessuno può impedirgli di dire o fare quello che vuole. Presto sarà sugli schermi nelle vesti di Dominique Strauss-Khan nella ricostruzione dello scandalo del Sofitel di New York firmata da Abel Ferrara. E l’attore, della Francia di oggi, dice: «L’autunno sarà caldo e il 2014 peggio di quello che dicono».
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