I David di Donatello sono stati consegnati in diretta su Raiuno dallo studio 5 della Dear, oggi regno della tv, dove i presentatori Lillo e Greg hanno tentato di vivacizzare la cerimonia con gag e battute. Sforzo inutile. C’è voluto Benigni che, in coppia con Nicola Piovani ha ritirato il David speciale assegnato a Vincenzo Cerami, assente, per scuotere la cerimonia annegata nella noia. Roberto ha ringraziato lo scrittore («mi ha insegnato tantissimo») e riferendosi alla crisi del cinema, ha detto «se manca l’arte non c’è più salute e io potrei denunciare lo Stato per procurata malattia».
AL QUIRINALE
In mattinata tutti i candidati erano stati ricevuti al Quirinale, com’è tradizione, dal Presidente Napolitano. Che ha esaltato il valore del cinema: «E’ importante», ha spiegato, «che le istituzioni abbiano la consapevolezza di quello che esso rappresenta non solo per l’Italia ma anche nel mondo. Credere nel cinema italiano è credere nella sua peculiarità e nella peculiarità della nostra cultura».
Il capo dello Stato, felice «del sostegno ricevuto dagli italiani», ha auspicato l’azione congiunta del ministro della Cultura Bray e di quello dell’Economia, Saccomanni: «Le competenze di Bray non sono le stesse di chi ha i cordoni della borsa», ha sottolineato tra gli applausi Napolitano, «ma dobbiamo individuare tutte le risorse possibili per il fondo dello spettacolo». Una standing ovation ha accolto Bertolucci.
IL SINDACO
C’era anche il neo-sindaco Marino, salito al Colle con la solita bicicletta: ha detto che si deve investire nell’audiovisivo e rilanciare Cinecittà. La prossima settimana incontrerà i vertici del Festival di Roma. Festeggiata da tutti Lidia Ravera, primo assessore regionale alla Cultura proveniente dal mondo della cultura e profonda conoscitrice dei problemi del settore. La signora Clio Napolitano ha confermato l’amore della coppia presidenziale per lo spettacolo: «Abbiamo visto To be or not to be di Lubtisch, una delizia, e La grande bellezza», ha raccontato la first lady, «poi a teatro abbiamo applaudito Servillo».
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