Dalla sofferenza il ritorno alla vita

Dalla sofferenza il ritorno alla vita
di Paulus PPVI
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Venerdì 17 Ottobre 2014, 16:45 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 17:01
Forse nessun pontefice quanto Paolo VI si interrogò sul senso del dolore umano, sulle sue radici, per potere offrire una risposta, dare un senso ad una dimensione terrena incomprensibile.



Montini scavando nella sua anima, lasciò pagine bellissime sulla Passione di Cristo, la luce che oltrepassa le tenebre. E’ a lui che si deve la ripresa della Via Crucis al Colosseo: «Dovremo dare uno sguardo alla irradiazione di questa Passione, unica e tipica, posta al centro dei destini umani, sull’umanità stessa. Essa il faro che rischiara il mondo. Crux lux. E la visione, da abbagliante, si fa illuminante e panoramica». Uno dei suoi scritti ancora inedito volle consegnarlo ai medici che lo operarono nel 1967. Una riflessione intitolata «Presenza di Cristo nel dolore».





Dobbiamo ringraziare il Signore…



Anche se alla nostra pochezza non fu estraneo il pensiero, la speranza, che questa malattia fosse occasione per noi d'essere sollevati dalla Croce.. e di poter incontrare nella pienezza dell'eterna vita, per divina misericordia, il nostro Maestro e Salvatore. Ma è pur un bene, e bene grande poter prolungare questo itinerario presente, perchè a ciò è concesso, per l’amore della fede e della Chiesa, per il servizio dei fratelli e per quel godimento incomparabile della esperienza della vita presente, che è segno e preludio a scuola del mistero della vita vera e della Realtà divina.



Dobbiamo perciò ringraziare voi, ministri di questa salute fisica, che avete prestato la vostra opera, con tanta perizia, con tanta sollecitudine, con tanta bontà. Il nostro ringraziamento viene dall’altare. Cioè è in nome del Signore che noi vi ringraziamo; vale a dire che non solo ci consideriamo creditori verso la nostra umile persona, ma verso quel Signore che solo sa premiare non soltanto secondo la misura del merito, ma altresì secondo quella della sua traboccante generosità. E vorremmo, prima di congedarci, leggere nei vostri spiriti una legittima soddisfazione; quella di avere prestato al Papa la vostra cura.



Umanamente parlando, sì, è episodio degno di memoria, che costituisce un nobile vanto per la vostra professione. Ma cristianamente parlando vi vogliamo ricordare che ogni volta che voi prodigate le vostre cure ad una umana sofferenza voi potete, a buon diritto, pensare che lo fate a Cristo stesso, che in ogni dolore dell’uomo è presente.. Ne sia così esaltata la vostra professione e si abbia con la nostra la benedizione di Gesù Cristo.
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