Se la giustizia più veloce passa anche da una multa

di Paolo Graldi
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Domenica 18 Maggio 2014, 10:29 - Ultimo aggiornamento: 10:32
Chiss, forse rimembrando l’Anitona della Dolce Vita e il suo liberatorio bagno notturno, un turista australiano, Mark Glanville, ex rugbista, molto muscoli e poco comprendonio ha voluto provare l’ebbrezza proibita di tuffarsi nella vasca di Fontana di Trevi. Non è il primo, non sarà l’ultimo protagonista dell’acquatica bravata: col caldo la sceneggiata si ripeterà, lo dice una mesta tradizione di gesti insensati. Tirato all’asciutto il visitatore si è sentito autorizzato a dare in escandescenze e c’è voluto tempo per ricondurlo se non alla ragione almeno alla calma. Bravi vigili, ma l’arresto era inevitabile.



Fin qui tutto già visto, nulla di particolare. Portato davanti al giudice per quel rito chiamato “convalida del fermo” Mark per un momento ha creduto di trovarsi in patria, dove viene largamente praticata la cauzione: paghi una multa e ti rimandano a casa in attesa del processo. «Quant’è? Pago e finiamola qui», ha tagliato corto il focoso ospite, sicuro di risolvere la pratica per la via breve. Gli hanno spiegato che le nostre procedure amano i tempi lunghi. Fermo convalidato. Per la sentenza c’è tempo. E se Mark col suo gesto un po’ arrogante ci avesse indicato la strada da seguire? La trasgressione, la cauzione, che punge le tasche, e solo poi il resto. Tante bravate con questo trattamento d’urto, diciamo cash, consiglierebbero agli autori più cautele, abbasserebbe il senso diffuso dell’impunità. Un deterrente in solido, la terapia del sale sulla ferita.

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