Scajola, spuntano nuovi dossier segreti

Claudio Scajola al momento dell'arresto
di Cristiana Mangani
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Martedì 20 Maggio 2014, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 12:48
Una storia gi vista, di spie e di ricatti, di favori e di dossier. E nello sfondo l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, l’uomo delle case a sua insaputa, del potere politico mantenuto azzerando i "nemici". C’è un nuovo fronte che riguarda l’ex parlamentare di Forza Italia ed è emerso da un’inchiesta della procura di Roma. Il suo nome è legato a una figura misteriosa: Luciano Zocchi, ex prete, ma soprattutto capo della segreteria del ministro dell’Interno.



I magistrati di piazzale Clodio si sono imbattuti in lui indagando sulla battaglia per la spartizione dell’eredità Gerini, quella che ha coinvolto l’Ordine dei salesiani. E durante una perquisizione del Nucleo tributario della Guardia di finanza, avvenuta nella sua abitazione il 9 luglio dello scorso anno, hanno recuperato tanto di quel materiale da far invidia all’archivio segreto della spia del Sismi Pio Pompa. Zocchi custodiva documentazione di provenienza del Viminale: atti secretati, come quelli su Marco Biagi e sulla mancata scorta, informative su politici e imprenditori, carteggi riservati con Forza Italia, e anche una cartellina interamente dedicata a un ex latitante sardo, tale Mario Ledda.



IL RICATTO

Proprio quel Mario Ledda, stupratore, condannato anche per truffa, morto qualche anno fa, che scriveva e intimava all’allora potentissimo Scajola di spingere per l’indulto e di aiutarlo. Altrimenti avrebbe rivelato di essere stato lui il tramite per far conoscere l’ex ministro a Berlusconi nel 1995. Ledda minacciava di rivelare questo segreto dal carcere di Pisa, dove era recluso nel 2001, e prima ancora dalla Francia, dove aveva trascorso la sua latitanza ed era stato arrestato nel giugno del 1999 per un’estorsione a Pietro Isnardi, un imprenditore amico del politico ligure. Lettere e telefonate contro le quali non è mai stata presentata denuncia, e dove si faceva riferimento anche agli aiuti che Scajola avrebbe dato per favorire la sua latitanza. Dalle stesse carte, poi, sarebbe emerso anche che la segretaria dell’ex ministro era intervenuta su un dirigente dell’Inail in favore della famiglia Ledda che non pagava il canone da un anno ma – grazie al Viminale – è rimasta inquilina saldando la morosità di dieci milioni di vecchie lire. Naturalmente, potrebbe essersi trattato di aiuti fatti in assoluta buonafede, per favorire persone che avevano bisogno. In ogni caso, Scajola non ha mai presentato denuncia contro di lui.



Il giallo, però, non si ferma qui. Perché nella casa di Zocchi, tra le carte custodite con cura, c’era anche un quaderno sul quale era indicato l’intero elenco di atti e documenti riservati che l’ex capo della segreteria del Viminale aveva consegnato a uno 007 del servizio segreto militare.



L’AGENTE SISMI

Perché mai un agente Sismi doveva possedere tutto quel materiale? Quale il fine? L’uomo è un poliziotto, tuttora in servizio. Scajola lo aveva fatto assumere quando a capo dell’ufficio c’era Nicolò Pollari. Gli inquirenti hanno perquisito anche la sua abitazione e recuperato l’intero archivio. «Dopo le dimissioni del ministro - ha raccontato ai pm - tutte le cose di sua proprietà sono state portate via dal Viminale. Mi è stato chiesto di tenerle perché non sapevano dove metterle». Zocchi ha raccontato a sua volta che avevano provato a mandare quegli scatoloni, ad alto contenuto di segretezza, negli uffici di Forza Italia, ma che non era stato possibile lasciarli. Da qui la necessità di distribuirli tra la sua casa e quella dello 007.



La procura di Roma che ha acquisito tutto il materiale, ha deciso di inviare la parte che riguarda l’assassinio di Marco Biagi al collega di Bologna, Antonello Gustapane, che ha riaperto il fascicolo d’inchiesta sulla mancata scorta al giuslavorista. Il pm, già nei giorni scorsi, ha interrogato Luciano Zocchi, e di recente anche la moglie dell’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, all’epoca molto vicino a Biagi e suo interlocutore privilegiato a Roma. I nuovi spunti investigativi avrebbero come punto di riferimento proprio l’ex ministro che dopo le polemiche sul caso Biagi ha guidato anche il dicastero dello Sviluppo economico nel governo Berlusconi.
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