Caso Marrazzo, carabiniere arrestato:
«Ci disse "vi aiuterò nell'Arma"»

Piero Marrazzo (foto Lapresse)
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Venerdì 30 Ottobre 2009, 16:15 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 22:05
ROMA (30 ottobre) - Ci preg con gli occhi lucidi di non fare nulla perch ci diceva "io ho una mia dignit e la mia posizione... vi prego... aiutatemi ... sapr ricompensarvi vi aiuterò nell'Arma". Quindi ci disse che avrebbe potuto aiutarci se volessimo un trasferimento». E' la versione fornita dal carabiniere Carlo Tagliente, uno dei quattro carabinieri arrestati per il caso Marrazzo nelle dichiarazioni spontanee agli atti dell'inchiesta e già nella disponibilità delle parti in vista dell'udienza del tribunale del riesame.



«Non sapevamo cosa fare». Tagliente racconta che «nei primi giorni di luglio», probabilmente il 3, un suo confidente - Guianguarino Capasso, poi morto d'infarto - segnalò a lui e al suo collega Luciano Simeone «che si stava svolgendo un festino con dei trans all'interno di un appartamento in via Gradoli». Entrarono in quell'appartamento e trovarono l'allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo in compagnia di «un viados di pelle scura, moro di capelli», i due furono «in gravissimo imbarazzo» anche perché Marrazzo era seminudo «per cui non sapemmo veramente cosa fare». Tagliente aggiunge che, non avendo individuato «nessuna cosa pertinente a qualunque tipo di reato» e visto che non sapeva «veramente cosa fare» insieme al suo collega decise di andarsene «senza fare nulla per timore della personalità».



Il numero di telefono
. «Prima di andarmene - continua - su sua richiesta, gli lasciai l'utenza ... che utilizzavo normalmente per i contatti con i confidenti». Un'utenza di cui però il carabiniere si sarebbe disfatto «circa 10 giorni dopo perchè ero intimorito, imbarazzato dalla possibilità che lui potesse chiamarmi... non volevo ricevere la sua chiamata».



«Nel video un altro trans». Sempre a dire di Tagliente, «circa 15 giorni dopo» lo stesso confidente gli disse che «era entrato in possesso, senza specificare come, di un video che ritraeva il citato presidente Marrazzo mentre si trovava in compagnia di un trans in atteggiamenti ambigui». Il trans non era però lo stesso perché «era un trans biondo, questa volta». Nella stessa stanza, su un tavolo c'era «un piatto con delle strisce di una sostanza bianca polverosa». Il carabiniere aggiunge che Capasso gli dette il video, che lui e Simeone nascosero «in una zona di campagna sulla via Trionfale vicino al ponte nuovo».



La ricerca dell'acquirente del video inizia con la collaborazione degli altri presunti complici del ricatto. Attraverso due canali: quello con un imprenditore, che però «non ha portato a nulla», e quello con Max Scarfone, il fotografo collaboratore dell'agenzia Masi di Milano. Tagliente riferisce di aver ricevuto dai titolari dell'agenzia l'offerta di 50mila euro, che «noi valutammo positivamente». Qualche giorno dopo, però, preoccupati da alcuni episodi, come la presenza di un carabiniere del Ros che sembrava controllarli, «decidemmo di distruggere il video e chiudere questa vicenda che - dice Tagliente - mi pento veramente di avere iniziato». Il cd venne «spaccato in più pezzi» che furono gettati «in un bidone dell'immondizia vicino alla caserma sede della Comapgnia Trionfale».



Boom di ascolti per Annozero. Oltre sei milioni di telespettatori hanno seguito ieri sera la puntata di Annozero dedicata al caso Marrazzo, portando Raidue a vincere la prima serata. La trasmissione e l'articolo di D'Avanzo.



Michele Santoro incassa così un nuovo brillante risultato: Annozero - nella puntata di ieri dedicata al caso Marrazzo - è stato seguito da 6.125.216 telespettatori, pari al 24,53% di share. Una stagione, questa, caratterizzata da polemiche ma soprattutto da ascolti record. La media complessiva è del 23,31% con 5.827.391. La puntata sul governatore del Lazio, dal titolo Ricatti, si aggiudica il secondo posto nella classifica delle migliori performance dell'anno in corso. La prima è stata quella andata in onda il primo ottobre, "No Giampi no party", sullo scandalo delle escort che ha coinvolto il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.



Annozero ieri sera ha fornito una ricostruzione dei fatti avvenuti il pomeriggio del 3 luglio quando i carabinieri entrarono nell'appartamento di via Gradoli dove Marrazzo si intratteneva con un transessuale avvalendosi di attori che hanno recitato sulla base dei documenti a disposizione dei magistrati romani e delle informazioni raccolte dai giornalisti che compongono la redazione.



Bondi attacca Republica. «Dopo l'istruttoria sul caso Marrazzo condotta ieri sera da Michele Santoro sulla televisione pubblica, ecco che il pubblico ministero di Repubblica2000 Giuseppe D'Avanzo chiede la condanna del presidente del Consiglio per ricettazione: articolo 640 del codice penale! Che cosa si può dire? Nulla, se non che dalle parti di Repubblica si è giunti ormai al fondo di un tunnel, nel quale la realtà comprovata scompare totalmente». Lo dichiara il ministro dei Beni culturali e coordinatore del Pdl, Sandro Bondi. «Diventa così possibile giungere alle aberranti conclusioni di Giuseppe D'Avanzo, il quale purtroppo non riesce neppure a pensare - conclude Bondi - che vi siano persone, come Silvio Berlusconi, che sanno mantenere un profondo senso della giustizia e dell'umanità».



«L'idea di trasformare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in una specie di prezzemolo da infilare in ogni storia, atto o vicenda della vita quotidiana dell'Italia sta portando i giornalisti di Repubblica a uno stato mentale prossimo al neurodelirio». Lo dichiara il vicepresidente dei deputati del Pdl, Osvaldo Napoli.



«Miracolo italiano: dopo pochi giorni dalla deflagrazione dello scandalo Marrazzo si è autorevolmente arrivati alla soluzione dei non pochi misteri ad esso connessi. C'è un indiziato unico e un colpevole unico che secondo Repubblica non può che essere Silvio Berlusconi. Siamo arrivati al culmine del ridicolo all'interno di quella che è oramai una vera e propria ossessione». Lo dice Margherita Boniver, deputata del Pdl.
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