Cagliari, donna si lancia nel vuoto con le sue due bimbe: gravissima

Cagliari, donna si lancia nel vuoto con le sue due bimbe: gravissima
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Mercoledì 25 Giugno 2014, 18:30 - Ultimo aggiornamento: 27 Giugno, 08:07

​Una donna di 35 anni, con le sue due figlie di quattro anni e di nove mesi, caduta dal quinto piano di un albergo a Cagliari. La donna e la più grande delle bimbe sono in gravissime condizioni. La caduta di quest'ultima, infatti, sarebbe stata attutita da una tettoia. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, i vigili del fuoco e il 118. La donna, una commerciante cagliaritana di 34 anni, è entrata all'Hotel Panorama, in viale Diaz, questo pomeriggio, poco prima delle 15.30 insieme alle due figlie. La donna avrebbe chiesto una camera e poco dopo si sarebbe lanciata nel vuoto. Una caduta di una quindicina di metri.

L'allarme è scattato immediatamente ed è stato lanciato da un dipendente dell'albergo. Nella camera dell'albergo la donna ha lasciato un biglietto con scritto «sono stanca di vivere». I carabinieri adesso stanno cercando di rintracciare il marito della trentaquattrenne e allo stesso tempo ricostruire le ragioni che hanno spinto la donna a tentare il suicidio.

«Il suicidio doppio omicidio è uno dei primi sintomi della sindrome di 'depressione psicotica' una forma di disturbo delirante, chi ne è affetto vede l'unica salvezza nell'omicidio salvifico per se e per i suoi cari». Così il Presidente della Società Psichiatri Italiani, Emilio Sacchetti in riferimento al biglietto lasciato dalla madre prima di essersi buttata giù da un balcone di un hotel a Cagliari con le sue due figlie nel quale la donna aveva espresso il suo disagio nei confronti della vita. «Bisogna sempre aspettare la perizia per poter dare una lettura chiara e definitiva del gesto della giovane donna. Il suicidio è un fenomeno complesso da definire e lo è ancora di più in questo caso quando ci sono dei bambini. La persona malata di depressione psicotica vede la vita ingestibile - prosegue lo psichiatra - insostenibile, devastante, e vede come unica salvezza per se e per i suoi affetti la morte, ecco perchè in questo specifico caso la madre ha voluto con se anche i bambini, i suoi affetti più cari, si è sentita in dovere di salvarli dai mali della vita». «Le forme di depressione, a qualsiasi grado esse siano - spiega ancora Sacchetti - vanno curate con dei farmaci ed è compito dei familiari costringere il depresso a curarsi dopo aver consultato un esperto».

Nel caso della madre suicida «non possiamo sapere se aveva o meno iniziato un percorso di cura, che in questi casi è lungo e i farmaci non sempre fanno effetto subito, possono passare settimane prima che si veda un primo beneficio. Io consiglio - conclude il presidente degli psichiatri - per i casi più gravi il ricovero durante il percorso di analisi, proprio per evitare che le manie suicide prendano il sopravvento arrecando danni anche a persone come bambini che sono indifesi».

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