Tutti insieme davanti al bancone dell'Expresso do Sul. S'intravede solo qualche bandiera argentina. Ma la piattaforma del terminal rivela tutto il suo mood sudamericano. Persone in partenza per il Perù, l'Argentina e perfino il Cile. C'è - ed è difficile solo pensarlo - gente che si sta preparando a raggiungere Santiago, 42 ore di distanza dalla capitale paulista. Praticamente un week end da passare seduti in pullman. Ma l'autobus si rivela una scelta trasversale. In tanti hanno dovuto ricorrervi poche ore prima della partita, il biglietto da San Paolo a Rio costa circa 30 euro. Un prezzo dieci volte inferiore a quello di un biglietto aereo. L'organizzazione brasiliana, per quanto superiore a quanto ci si aspettasse, ha avuto accenni di tilt nelle ore precedenti alla finale. Gli ostelli di Rio de Janeiro sono tutti occupati. Le case vacanze affittate già da tempo. Tutti vogliono stare a Copacabana e Ipanema, al massimo Leblon. Non se ne esce.
Il nostro viaggio, invece, comincia con la sicurezza che faremo base alla Barra da Tijuca. Non è vicinissimo all'ambita zona Sud, ma esiste un collegamento diretto con il Maracanã. Ed è quello che importa. Dopo 532 km e una sola sosta, arriviamo a Rio de Janeiro verso le 6 di mattina. Un altro trasporto interno, qualche ora di riposo e si prosegue verso lo stadio. Il quartiere comincia a riempirsi di tifosi, gli abitanti si affacciano curiosi. Su un balcone s'intravedono addirittura una bandiera verde-oro e una albiceleste affiancate. Nel frattempo, sulla sinistra si apre l'entrata del mitico Estádio Jornalista Mário Filho. L'ultima fila per ritirare l'accredito. Un rettangolo di carta arancione ci apre le porte della finale. Il viaggio si ferma per un momento, ora è il momento di assistere alla storia del calcio.