Bolt, Mennea: è il più grande di sempre
Lewis? Neanche ha battuto il mio record

Bolt, Mennea: è il più grande di sempre Lewis? Neanche ha battuto il mio record
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Venerdì 10 Agosto 2012, 20:34 - Ultimo aggiornamento: 20:37
LONDRA - Il pi grande velocista di sempre, senza dubbio: Pietro Mennea un "intenditore" della velocit - recordman mondiale dei 200 per ben 17 anni - e quando gli si chiede dell'ultimo sprint olimpico - quello virtuale tra Carl Lewis e Usain Bolt - va diritto come un treno con la risposta. «È l'unico sprinter della storia ad aver fatto l'accoppiata nella velocità in due Olimpiadi diverse - spiega l'ex recordman del mondo dei 200 all'agenzia Ansa - Tanto basta per garantirgli il gradino più alto della storia della velocità. È il più grande velocista di tutti i tempi».



Bolt, prosegue Mennea, «già veniva da una accoppiata fantastica a Pechino, dove aveva anche realizzato due record del mondo. Londra consolida il trionfo di 4 anni fa, aumentando il prestigio dell' atleta. Usain Bolt ci è riuscito perché oltre che essere un fuoriclasse assoluto ha avuto anche le giuste motivazioni. Se continuerà ad averle penso che possa esserci anche a Rio, dove magari potrebbe cimentarsi nei 200 e 400, una doppietta riuscita solo a Michael Johnson».



Comunque sia, aggiunge Mennea, il cui 19.72 ha resistito dal 1979 al 1996, «Bolt è l'unico atleta al mondo in grado di poter abbattere il muro dei 19 secondi: per riuscirci però saranno necessari fame e concentrazione».



Per Mennea «Lewis è un altro fuoriclasse assoluto, che ha fatto quello che ha fatto in diverse Olimpiadi e saltando anche nel lungo che è una disciplina soggetta a diversi traumi. Nella velocità è stato il più grande ma - sottolinea con una punta di civetteria Mennea - il mio record non l'ha battuto. Bolt l'ha superato e ha superato più volte il suo, l'ha battuto e l'ha rifatto anche nella 4x100. È giusta la considerazione di Rogge («Lewis è stato un fenomeno, per Bolt aspettiamo fine carriera», il pensiero del presidente del Cio, ndr) ma fino ad un certo punto».



La Giamaica non è solo Bolt, ci sono anche Blake e adesso Weir, insomma è ormai la dominatrice incontrastata delle velocità. «Anche ai miei tempi c'erano velocisti come Don Quarrie che fu il primo a vincere i 200, ma una volta i migliori atleti li mandavano a studiare nelle università americane, mentre adesso i talenti restano sull'isola e vengono affidati ai tecnici specializzati del luogo. E i risultati sono questi», dice Mennea.



Ieri il francese Lemaitre è finito nelle retrovie. Significa che non c'è futuro per la velocità 'biancà? «Contro questi fenomeni - risponde l'ex Freccia del Sud - c'e poco da fare ma non vale solo per la razza bianca, anche la velocità americana mi pare un po' in crisi. Ai miei tempi ogni volta mettevano tre finalisti in ogni gara, adesso fanno fatica a portare un finalista nei 400. Posso dire che col mio 19.72 ieri sarei andato sul podio, e questo 33 anni dopo averlo corso. Quindi, diciamo che non vedo miglioramenti nella velocità tra la razza bianca, lo dicono i numeri».



Finalmente è arrivata un bronzo anche per l'Italia con Fabrizio Donato nel triplo, è una medaglia che salva l'atletica azzurra? «Non ha salvato niente - la risposta secca di Mennea, che ha da poco compiuto 60 anni - Donato si porta a casa una grande medaglia, ma è sua e gli appartiene di diritto. Il salto triplo è una disciplina dura ed è sicuramente difficile arrivare alla sua età ed essere ancora competitivo con i migliori, ma Donato ha tirato fuori il carattere del campione. Per il movimento dell'atletica c'è poco, non si salva con una medaglia. E poi dico una cosa, si tratta di atleti militari, se non ci fosse quell'aiuto non avremmo preso nemmeno quella».
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