La fuga a Venezia, poi la resa: «Eccomi, sono stato io»

La fuga a Venezia, poi la resa: «Eccomi, sono stato io»
di Renato Pezzini
2 Minuti di Lettura
Domenica 18 Maggio 2014, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 11:35
​ E’ stata una fuga precipitosa quella di Lorenzo Manavella. Nella fretta di lasciarsi alle spalle Santhi e la casa dove aveva appena ucciso tre persone, tuttavia, è rimasto abbastanza lucido da provare a dileguarsi senza essere rintracciato. Ha preso 300 euro da un cassetto nella casa dei nonni, si è lavato sommariamente pur non cambiandosi gli abiti ancora sporchi di sangue, ed è andato alla stazione ferroviaria. Qui le telecamere di sicurezza lo hanno filmato intorno alle 5 del mattino mentre consultava gli orari di arrivi e partenze.



IL TELEFONO IN UN CESTINO

Prima ancora di fare il biglietto, però, il ragazzo si è disfatto del telefono cellulare. Sapeva che se lo avesse portato con sé per polizia e carabinieri sarebbe stato semplice rintracciarlo. Lo ha buttato in un cestino, anche se lui ora dice di non ricordare quale. A quell’ora la stazione era pressoché deserta, e ancora le telecamere lo hanno ripreso mentre andava avanti e indietro sulla banchina da cui partono i convogli diretto a Milano: «Io sulle prime volevo andare a Torino, ma il primo treno andava nella direzione opposta, ho preso quello».

Una felpa blu, il cappuccio in testa, un paio di jeans. Sono questa volta le telecamere della Stazione Centrale di Milano che poco dopo le 6 di venerdì mattina lo inquadrano mentre scende dal treno e si avvia verso l’uscita. Sembra vagare senza meta, fino a quando non imbocca una scalinata laterale che scende nell’atrio principale e scompare. Sa che a quell’ora ancora nessuno lo sta cercando perché nessuno può aver dato l’allarme. Lo farà il padre, a metà mattinata, dopo aver inutilmente chiamato dalla Sardegna sia il cellulare del figlio, sia quello della sorella Patrizia, sia la casa dei genitori.



DESTINAZIONE VENEZIA

Ma quando il padre avverte i carabinieri e questi entrano nella villetta del massacro ormai Lorenzo è lontano. Ha scelto la sua via di fuga, sale su un treno per Venezia con l’intenzione di ripartire da lì verso la Croazia. La tv a circuito chiuso della stazione milanese lo individua nuovamente verso le 11, prima alla biglietteria, poi al binario dove sta per partire il Freccia Bianca destinazione Nord-Est. Il viaggio dura due ore e mezza, quanto basta per attenuare gli effetti della cocaina.

Vero le 2 del pomeriggio, quando il convoglio si ferma a Venezia Santa Lucia, i propositi di fuga sono quasi esauriti. Lorenzo gira per la stazione, sugli schermi vede la notizia della strage, intuisce che lo hanno già individuato come il «probabile assassino». Ci mette un po’ a decidersi, poi a passo lento si avvia verso gli uffici della Polfer: «Mi chiamo Lorenzo Manavella, arrivo da Santhià, so che mi state cercando».
© RIPRODUZIONE RISERVATA