Ecco come Anna Magnani conquistò Hollywood. E poi tornò a casa: «Dopo cinque mesi non ce la facevo più»

Anna Magnani
di Gloria Satta
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 21 Agosto 2013, 16:21 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 08:19
Tra gli anni Cinquanta e i Sessanta, Tennessee Williams veniva spesso a Roma a trovare la sua grande amica Anna Magnani, da lui definita una creatura incredibile, diversa da tutte, metà maschio e metà femmina». L’attrice portava il grande commediografo a nutrire i gatti randagi di Villa Borghese. O si faceva accompagnare da lui alle serate in cui Alberto Sordi si produceva in feroci scherzi telefonici. Spesso giravano in macchina fino a tarda notte, magari tra le prostitute di Caracalla che Anna interpellava «con grande umanità», come racconta suo figlio Luca.



Tutto questo, e altro ancora, si apprende dal documentario di Marco Spagnoli Donne nel mito - Anna Magnani a Hollywood che verrà presentato alla Mostra di Venezia nella sezione "Classici" e trasmesso l’11 settembre su Diva Universal (canale 128 di Sky).



VERSO L’OSCAR

Nel quarantennale della morte della Magnani, che fu stroncata da un cancro il 26 settembre 1973, il film mette a fuoco il periodo hollywoodiano di Nannarella. Che fu la prima attrice europea a ottenere nel 1956 l’Oscar per un film girato in inglese, La rosa tatuata, e due anni dopo la nomination per un’altra interpretazione americana, Selvaggio è il vento.

Raccontano quegli anni intensi e a ben pensare poco conosciuti il figlio Luca, che ha accolto la cinepresa nella sua casa di via Margutta piena di cimeli e ricordi, il press agent Enrico Lucherini, la biografa Matilde Hockhofler e Caterina D’Amico, direttrice del Centro Sperimentale e figlia della grande sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico. La voce narrante è di Olivia Magnani, la nipote attrice che Nannarella non ha fatto in tempo a conoscere.

Tra il 1953, anno in cui andò negli Usa a presentare Bellissima, e il 1961 in cui smise di pensare all’America, a Hollywood la Magnani conquistò tutto: il successo, l’ammirazione di intellettuali e cineasti come Cukor e Lumet, l’amicizia con star del calibro di Marlon Brando, Bette Davis, Kim Novak, James Dean, Marilyn. E la devozione di Williams che scrisse per lei alcune pièce teatrali.



ROMA

«Il mio documentario», spiega Spagnoli, «nasce da una curiosità: perché una diva che aveva il mondo ai suoi piedi rinunciò alla carriera hollywoodiana e decise di tornare in Italia?».



La risposta va cercata proprio nel rapporto granitico che legò fino all’ultimo l’attrice a Roma, la città esaltata nelle sue grandi interpretazioni di popolana da Roma città aperta a Mamma Roma. Nel documentario c’è una vecchia intervista rilasciata da Anna al ritorno dall’ennesima trasferta oltreoceano. «Dopo cinque mesi di America non ce la facevo più, avevo voglia di rientrare a casa», sbotta la Magnani.

E quando l’attrice non varcava l’Oceano, era Hollywood a venirle a rendere omaggio: sul set romano di Suor Letizia, c’erano sempre Danny Kaye e Kim Novak a fare compagnia a Nannarella.
© RIPRODUZIONE RISERVATA