Anche Tel Aviv scopre la paura
«Credevamo di essere al sicuro»

Anche Tel Aviv scopre la paura «Credevamo di essere al sicuro»
di Azzurra Meringolo
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Giovedì 10 Luglio 2014, 00:22
Per tutti gli abitanti di Tel Aviv, la sveglia suona alla stessa ora e con la stessa violenza. Tre forti esplosioni, boati e paura. I razzi lanciati dalla Striscia di Gaza fanno suonare le sirene d’allarme, buttando i cittadini giù dal letto e obbligandoli a scappare verso i rifugi. Molti di quanti vanno al lavoro sono costretti a fermarsi mentre sono in marcia sulla corsia dell’autostrada.



Motore spento, conducenti e passeggeri chini tra portiere e guard rail usati da scudo contro l’eventuale caduta dei razzi partiti dal confine di quella Striscia di terra palestinese a 70 km di distanza. Alcuni genitori tornano a casa ancora prima di raggiungere l’ufficio. Vanno di fretta a riprendere i figli, visto che alcune scuole chiudono per motivi di sicurezza. È la mattinata trascorsa dalle famiglie di Tel Aviv che si erano addormentate con la immagini dei razzi lanciati dal Movimento di resistenza palestinese, Hamas, a Gerusalemme.



NELLA CITTÀ SANTA

Quattro lampi di luce, seguiti da una serie di esplosioni. Poco dopo, puntuale, la rivendicazione del braccio armato di Hamas, le Brigate Ezzedine al-Qassam. Anche nella Città Santa, la sirena si sente più volte. E dopo ogni allarme i cittadini corrono nei 241 rifugi pubblici aperti già nel pomeriggio di martedì. A dimostrare la pericolosità della situazione è anche quanto avviene all’aeroporto di Tel Aviv.



Dopo il lancio di un missile Buraq 70 nella prossimità delle piste di atterraggio del Ben Gurion, il personale decide di spostare più a nord le rotte dei voli in arrivo e in partenza.



LE SIRENE

«Siamo impotenti e impauriti» dice una signora. «Non pensavamo arrivassero fino a qui» aggiunge suo marito mentre guarda la televisione che mostra i militari israeliani mentre spostano le batterie anti-missili. «Non sempre il suono dell’allarme è seguito dall’esplosione – aggiunge la donna. Ma la paura è sempre la stessa».



Il sistema di antimissili israeliano Iron Dome è infatti riuscito a neutralizzare, intercettandoli, circa 40 razzi che miravano dritti sul territorio dello stato ebraico. «Non troppi se si considera che sarebbero almeno 225 – cifra confermata dall’esercito israeliano, ndr- quelli partiti dalla Striscia da quando è cominciata, lunedì, l’operazione militare israeliana “Margine protettivo”».



A scriverlo sulla sua pagina Facebook è Matan, un giovane di Tel Aviv che posta l’ultima fotografia nella quale aveva immortalato immagini simili. È datata novembre 2012, pochi giorni prima dell’inizio di Colonna di Difesa, l’operazione militare israeliana partita proprio a seguito di una rappresaglia di lanci di razzi.



Da allora, né a Gerusalemme né a Tel Aviv si erano più sentite le sirene dall’allarme, suonate ieri per la prima volta anche ad Haifa, 150 km a nord dal confine della Striscia. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, nell’arsenale di Hamas ci sarebbero dozzine di razzi M-302, capaci di arrivare molto lontano. È anche per questo che nelle città a sud di Israele, quelle più vicini alla Striscia, vige l’obbligo di stare a 15 secondi dai rifugi.



«Abbiamo anche paura di andare in bagno» racconta alla televisione israeliana Channel 10 una studentessa. Secondo questa emittente, lo stato ebraico sarebbe vittima anche di un milione di attacchi cibernetici. «La situazione non sembra migliorare» scrive un professore israeliano su Twitter, commentando le parole di Abu Obeida, il portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam che annuncia il lancio di altri missili in grado di arrivare ben oltre Tel Aviv. Il sole tramonta, l’escalation di violenza continua. Mentre Israele trema, Gaza piange i suoi quasi 50 morti. Anche loro sono vittime di missili.
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