I dati ufficiali del governo albanese dicono che sono 19 mila gli italiani che hanno un permesso di soggiorno per lavoro o per studio. Una cifra notevole in un paese di poco più di 3 milioni di abitanti. Dall’università ai call center, ai ristoranti, alle piccole imprese, gli italiani negli ultimi due, si sono moltiplicati.
«Un vero e proprio boom» commenta Rando Devole, sociologo albanese e collaboratore dell’Ossrvatorio dei Balcani, «che ci dice molto della crisi italiana, ma anche della crescita dell’Albania attraverso i propri immigrati. Chissà quanti albanesi che lavoravano in Italia, magari in una pizzeria, hanno fatto da tramite e hanno convinto il piccolo imprenditore italiano ad aprire dall’altra parte dell’Adriatico». A Tirana quasi tutti parlano italiano, e in tv si ritrova perfino un ex volto noto di Mediaset, Alessio Vinci, oggi star dei talk show albanesi.
PENSIONATI E STUDENTI
Le imprese italiane che si sono stabilite oltre l’Adriatico sono circa 500-600. «C’è un gran movimento tra i due paesi», dice Luigi Nidito, vicepresidente vicario della Camera di Commercio italiana in Albania, «i ristoranti sono sempre pieni di italiani. Molti vengono a vedere per curiosità, ma sono anche pieni di pregiudizi. Poi, una volta qui, restano sorpresi positivamente. E cominciano a venire anche i pensionati, perché il costo della vita è basso».
Poi ci sono gli studenti in Medicina, quelli che non sono riusciti a superare il test del primo anno e che non vogliono perdere tempo: si iscrivono all’Università Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana, legata a università italiane (tra le quali Tor Vergata di Roma) e dove la maggioranza dei docenti sono italiani.
ANNI 60
E poi ci sono i tanti lavoratori italiani, in Albania per i motivi più disparati: per colpa della crisi, per affetto (molti hanno un marito o una moglie albanese), per simpatia verso un paese che, a detta di molti, somiglia all’Italia degli anni 60. «Gli albanesi in questo momento sono più ottimisti degli italiani - dice l’ambasciatore albanese Neritan Ceka - proprio come da voi negli anni 60. Certo, i problemi ci sono, però non c’è la crisi psicologica. E il pil cresce». Per il 2014 il Fondo Monetario internazionale vede difficoltà nel mercato interno, ma stima una crescita del +2%. «E non c’è la burocrazia», aggiunge l’ambasciatore, «si può aprire un business in un giorno e senza limitazioni particolari». Inoltre l’Albania vorrebbe entrare nella UE e proprio ieri ha festeggiato il primo sì da Bruxelles. Un clima, nel suo piccolo, ben diverso da quello che aleggia nelle capitali dell’Unione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA