Willy, il sindaco di Paliano: «Non basta la sentenza, mettiamo in pratica il suo esempio contro la violenza»

Il sindaco di Paliano Domenico Alfieri e il padre di Willy
di Marina Mingarelli
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Martedì 5 Luglio 2022, 12:12 - Ultimo aggiornamento: 12:14

«In questi anni tutti noi abbiamo chiesto giustizia per Willy e la sua famiglia, ma non può essere la sentenza di un tribunale a chiudere la questione, a confinare nel passato quanto accaduto, rasserenare le nostre coscienze e sollevarci dalle nostre responsabilità quotidiane. L'unico modo che abbiamo per rendere giustizia a Willy è farci testimoni della sua memoria e della sua eredità morale, mettendo in pratica ogni giorno il suo insegnamento».

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Nel giorno della sentenza, il sindaco di Paliano, Domenico Alfieri, invita a guardare oltre il fatto giudiziario.

Il primo cittadino torna a quei giorni tragici: «Il ricordo della sensazione di impotenza e smarrimento, non appena ricevuta la notizia, e del dolore dei giorni e dei mesi seguenti è impossibile da dimenticare: nessuno di noi riusciva ad accettare come un ragazzo così gentile, generoso e ben voluto da tutti, potesse essere stato strappato all'affetto della sua famiglia e dei suoi cari in una maniera tanto ignobile. Non c'erano allora, e non ci sono ancora oggi, parole adeguate per cercare di comprendere o spiegare un simile dramma».

Eppure anche una morte così assurda, secondo il sindaco, un senso può averlo: «La morte di Willy ha colpito nel profondo la nostra comunità e l'Italia intera, costringendo tutti noi a interrogarci rispetto a quello che vogliamo sia il nostro futuro, il mondo in cui vivere e consegnare alle generazioni che verranno. Una domanda - prosegue Alfieri - a cui lo stesso Willy ci ha fornito una chiara risposta, col suo esempio: non possiamo cedere di fronte alla violenza e all'intolleranza, ma dobbiamo coltivare in maniera attiva una cultura di pace, rispetto e altruismo».

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Intanto venerdì prossimo, come da consuetudine da due anni, nel parco dedicato a Willy Monteiro si terrà una mostra di giovani artisti di una scuola di Colleferro. La manifestazione è stata realizzata per ricordare la figura di questo ragazzo ucciso dal branco soltanto perché si trovava in quel momento in posto sbagliato.

«Avrei voluto che questo fatto non fosse mai accaduto, avrei voluto che questa città non fosse mai ricordata per un fatto così atroce - commenta il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna - Adesso posso soltanto dire che ho auspicato che gli imputati venissero condannati ad un massimo della pena. Una speranza che si è concretizzata». Al momento però non sono previste manifestazioni istituzionali.

I legali

Sottolineano il messaggio insito nella sentenza, anche gli avvocati Domenico Marzi e Vincenzo Galassi, legali di parte civile per la famiglia di Willy: «La sentenza sull'omicidio di Willy Monteiro Duarte - dichiarano - stabilisce un principio morale: la prevaricazione non può affermarsi come una vittoria. Mi auguro che la sentenza serva per tutti quei giovani che continuano ad agire con violenza».

Anche secondo l'avvocato Massimo Ferrandino, rappresentante legale del Comune di Artena costituitosi parte civile, l'omicidio di Colleferro ha messo uno di fronte all'altro due mondi e stili di vita opposti: «Da un lato lo sport, la dedizione allo studio, al lavoro, alla famiglia e agli amici; dall'altro la violenza, la sopraffazione, il dispregio per le regole della convivenza civile». L'avvocato Ferrandino si dice soddisfatto non solo perché «la sentenza rende merito al lavoro certosino e straordinario fatto dalla Procura di Velletri», ma anche perché, secondo il legale, il verdetto pronunciato ieri dalla Corte d'Assise di Frosinone mette una pietra tombale sulla tecnica dello scaricabarile: «Era tanto in voga nei processi degli anni Ottanta, ma in questo caso non ha dato gli effetti sperati dalle difese».

Gli amici e i parenti

Ad attendere la lettura del verdetto c'erano tanti amici e familiari di Willy. Molti di loro indossavano una maglietta bianca con la scritta nera Willy. Quando il giudice ha pronunciato le condanne, dall'esterno dell'aula, dove erano assiepati, tutti, è arrivato un urlo liberatorio, poi il pianto e gli abbracci. Tra loro anche lo zio di Willy, fratello del padre del ragazzo: «Brava giustizia italiana - dichiara mentre si abbraccia agli amici e ai familiari - Adesso però facciamo in modo che gli imputati questi anni di galera li scontino veramente».
 

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