Accusato di stupro e scagionato dopo 5 anni grazie alla chat: erano amanti ma la donna voleva "coprire" il suo tradimento

Cassino, la presunta vittima si era inventata tutto. Adesso è lei a rischiare di finire alla sbarra con l'accusa di calunnia

Accusato di stupro e scagionato dopo 5 anni grazie alla chat: erano amanti ma la donna voleva "coprire" il suo tradimento
di Vincenzo Caramadre
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Venerdì 11 Marzo 2022, 07:01 - Ultimo aggiornamento: 16:17

Ci sono voluti oltre cinque anni, ma alla fine è stato scagionato dall'accusa di violenza sessuale e ora la donna che lo aveva denunciato rischia di finire sotto processo per calunnia. La storia arriva da Cassino, in provincia di Frosinone. Vede protagonista una coppia di ex amanti: lui 45 anni, lei 25. Lei si era inventata uno stupro per coprire il tradimento nel frattempo scoperto dal fidanzato. Messa alle strette, aveva detto di essere stata vittima di una violenza sessuale. Ma non era vero. A salvare l'uomo sono stati i messaggi WhatsApp conservati nella memoria del telefono e scoperti nel corso indagini della Procura.

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L'INCONTRO
Tutto inizia cinque anni fa quando i due si incontrano in un piccolo Comune del Cassinate.

Si scambiano qualche sguardo. Ammiccamenti e sorrisi inequivocabili che, di lì a poco, portano a ben altro. Si conoscono, si scambiano i numeri di telefono e decidono d'incontrarsi. Comincia, così, una storia clandestina, tra passione e incontri fugaci. Ed è proprio in uno di questi incontri che, stando a quanto denunciato dalla 25enne dopo qualche tempo, si sarebbe consumata la violenza sessuale. La donna racconta agli inquirenti di essere stata avvicinata e costretta ad un rapporto sessuale non consenziente. La procura di Cassino, ricevuta l'informativa di reato, apre un fascicolo. Le indagini, però, alla fine hanno raccontato tutt'altra storia. Ma perché la verità emergesse l'uomo (assistito dagli avvocati Paolo Marandola e Sandro Salera) si è dovuto difendere da quell'accusa che gli è valsa il ritiro del porto d'armi, grane sul posto di lavoro e ovviamente in famiglia.


IL TELEFONO
L'uomo per provare che quel rapporto era avvenuto con il pieno consenso dell'amante ha consegnato agli inquirenti tutti gli screenshot e la cronologia dei messaggi. Il suo smartphone è stato sequestrato per analizzarne il contenuto. La consulenza forense, disposta dal sostituto procuratore Marina Marra, in particolare sulle chat, ha consentito di trovare i riscontri alla versione fornita dal 45enne. I due, infatti, prima e dopo gli incontri clandestini, si scambiavano messaggi vocali e testuali. Messaggi dai quali è emerso tutto tranne che le prove di una violenza sessuale. Nessuna costrizione. Per questa ragione la Procura di Cassino ha deciso di archiviare il procedimento perché i fatti «non costituiscono rilievo penale».


LA CALUNNIA
Gli strascichi giudiziari però non sono finiti. Il magistrato, una volta accertato che la donna si fosse inventata tutto, ha aperto un procedimento nei suoi confronti per il reato calunnia. Tra poche settimane la donna comparirà dinanzi al Gup del Tribunale di Cassino e rischia di finire sotto processo. In Tribunale, ci sarà anche il suo ex amante, ma questa volta come parte lesa. L'uomo intende costituirsi parte civile per essere risarcito dei danni, morali e materiali, subiti con l'avvio delle indagini che lo hanno visto indagato per diversi anni. «Ci costituiremo parte civile, perché il nostro assistito ha avuto tante ripercussioni negative, sia personali sia lavorative da questa storia», hanno affermato i legali.
Nei mesi scorsi, sempre in provincia di Frosinone, una storia simile ha visto protagonista un professionista di Sora: l'uomo, dopo dieci anni di processo, è stato assolto sempre dall'accusa di violenza sessuale. Una badante si era inventata una violenza per spillargli soldi, ma poi era sparita dalla circolazione. E sono cadute tutte le accuse nei suoi confronti. Nel frattempo erano trascorso dieci anni.

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