Ville confiscate ai Di Silvio,
assegnazioni a ostacoli
​tra carte mancanti e minacce

Ville confiscate ai Di Silvio, assegnazioni a ostacoli tra carte mancanti e minacce
di Pierfederico Pernarella
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Domenica 11 Novembre 2018, 17:54 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 17:38
Confiscate alla famiglia di etnia rom Di Silvio nel 2008, sono state assegnate al Comune di Ferentino nel 2011, ma ad oggi tutti i tentativi di riutilizzare quegli immobili sono andati a vuoto. È la storia delle ville di via Forma Coperta a Ferentino. Una storia non incoraggiante sulla possibilità di dare una seconda vita ai beni sottratti alla criminalità organizzata. Partiamo dalla fine.

LA REVOCA
Nei giorni scorsi il Comune ha revocato l'assegnazione dei due immobili ad altrettanti soggetti - l'associazione Centro di iniziativa Internazionale Città Futura di Frosinone e la cooperativa In Movimento di Ferentino - che, rispondendo ad un avviso pubblico, avevano manifestato la volontà di avviare progetti con fini sociali.
La revoca è stata motivata con il fatto che l'associazione e la coop, per due volte, non hanno risposto alla convocazione per la firma della convenzione che avrebbe dovuto sancire la presa in carico degli immobili. Nel provvedimento del Comune si spiega che gli assegnatari hanno giustificato la mancata firma della convenzione con l'assenza del certificato di agibilità degli immobili e la difficoltà a reperire i fondi per la ristrutturazione e l'avvio dei progetti. Il Comune non ha voluto concedere altro tempo. Gli assegnatari, scrivono i dirigenti, erano a conoscenza dello stato dei luoghi e della situazione amministrativa. «Sì è vero - confermano le associazioni - ne eravamo a conoscenza e per questo, con una lettera inviata sia al Comune che al Prefetto, avevamo chiesto di concordare le iniziative per risolvere il problema dell'agibilità. Il Comune non ha voluto prendere un impegno formale a trovare una soluzione, se non dando garanzie a voce». Le associazioni, quindi, non se la sono sentita ad avventurarsi oltre. Senza l'agibilità non avrebbero potuto accedere a qualsiasi tipo di finanziamento, pubblico o privato, e quindi avviare i lavori di ristrutturazione e messa a norma quantomeno degli impianti fognanti ed elettrici. Eppure le buone intenzioni c'erano tutte.

IL PROGETTO BOCCIATO
La cooperativa In Movimento aveva presentato un progetto alla Regione per trasformare una delle due ville, alla luce della legge Dopo di noi, in una residenza destinata a persone disabili che non possono essere accudite dalle proprie famiglie. Il progetto è stato respinto perché non era stata firmata la convenzione, ma dalla cooperativa spiegano che tra i requisiti richiesti c'erano appunto l'agibilità e altre certificazioni.
Come uscirne? Perché il Comune, che è proprietario degli immobili dal 2011, prima di indire il bando per l'assegnazione, non si è posto il problema almeno della loro conformità edilizia? Non è fuori luogo imporre all'eventuale assegnatario di risolvere questioni di competenza dello stesso Comune?
Lo abbiamo chiesto al sindaco Antonio Pompeo il quale ha risposto di non essere a conoscenza degli aspetti di natura tecnico-amministrativa. La vicenda delle ville di via Forma Coperta, però, non è solo una storia di burocrazia.

FOTOGRAFIE SOSPETTE
Nel 2016 una villa era stata assegnata alla cooperativa Diaconia che avrebbe voluto utilizzare la struttura per l'accoglienza dei richiedenti asilo. Erano iniziati anche i lavori di pulizia ma gli operai sono stati infastiditi e minacciati da soggetti non identificati. Sul caso è stata presentata una denuncia, ma dopo quegli episodi la cooperativa della Diocesi, per motivi di sicurezza, ha preferito rinunciare a portare avanti il progetto.
Quelle intimidazioni non sono state un caso isolato. Qualcosa di simile è accaduto quando i nuovi assegnatari hanno fatto un sopralluogo con i tecnici comunali: «Mentre stavamo visitando le ville - racconta Luigi De Matteo, referente di Città Futura - siamo stati fotografati da alcune persone che non erano né giornalisti né poliziotti». Un avvertimento? Sta di fatto che gli ex padroni più volte hanno tentato di rientrare in possesso delle ville. E una di queste nel settembre dello scorso anno è stata anche teatro di uno stupro di gruppo che ha portato alla condanna di giovani, alcuni dei quali appartenenti alle famiglie ex proprietarie degli immobili.
 
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