Alatri, ucciso dal branco per aver difeso la fidanzata, i testimoni: «Ecco come è morto Emanuele»

Emanuele Morganti e la fidanzata
di Marina MIngarelli
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Venerdì 26 Ottobre 2018, 16:02 - Ultimo aggiornamento: 18:57

Si chiama Pasquale C., ed è uno dei testimoni oculari del processo Morganti.
I quattro imputati (Mario e Franco Castagnacci, Paolo Palmisani e Michel Fortuna) sono accusati di omicidio volontario in concorso per la morte di Emanuele Morganti, il ragazzo di 20 anni residente a Tecchiena di Alatri, massacrato dal branco nella notte del 24 marzo del 2017.

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Il giovane testimone ha raccontato davanti al presidente della Corte di Assise, Giuseppe Farinella, di essere stato il primo a chiamare i carabinieri non appena si era reso conto di trovarsi davanti ad una rissa.
Il giovane ha dichiarato che era uscito dal locale Mirò perché l'amico che lo aveva accompagnato nel pub si era sentito male e lui, cercando di recargli sollievo, l'aveva fatto sdraiare all'interno della sua auto. E' stato a quel punto che aveva visto delle persone che inseguivano Emanuele colpendolo con numerosi pugni.
 



Nel giro di pochi minuti quella piazza si era affollata di gente.
Tornando a quei momenti drammatici, Pasquale C. ha raccontato di aver visto la vittima del pestaggio tornare indietro perché la sua fidanzata stava piangendo implorando a tutti di farla finita. Emanuele, cercando di guadagnarsi largo tra la gente, era inciampato su una vettura. Ma nonostante il pestaggio e la caduta era riuscito a rialzarsi.
 
 


L'intenzione era quella di raggiungere la sua Ketty per portarla via da lì. Ma non ha fatto in tempo. Emanuele era finito di nuovo tra le mani del branco .
A detta del testimone era presente alla rissa anche uno dei buttafuori.
Pur confermando che gli imputati quella sera si trovavano all'interno del locale, Pasquale C. non è riuscito a riconoscere nessuno di loro al momento della feroce aggressione.

L'ALTRO TESTE
Simone F., altro teste della Procura, ha riferito di aver visto Mario Castagnacci e Paolo Palmisani che inseguivano insieme agli altri Emanuele, spostandosi da una parte all'altra della piazza.
In quella circostanza ha visto anche Franco Castagnacci, ma camminava in modo naturale come se non fosse successo nulla. Invece fuori dal «Mirò» si stava consumando la tragedia. Simone F. ha dichiarato di aver sentito Emanuele lamentarsi con l'addetto alla sicurezza che aveva deciso di sbattere il giovane fuori dal locale a causa di un alterco che c'era stato con un avventore.
A detta di Emanuele lui non aveva fatto nulla , quindi non meritava un trattamento simile.

LE PAROLE DI GIUSY
Altra testimonianza rilevante quella di Giusy P. una ragazza di 24 anni che faceva parte dello staff del «Mirò» e che ha raccontato con dovizia di particolari gli ultimi minuti di vita di Emanuele.
«Quella sera- ha dichiarato la giovane- ero arrivata nel locale intorno alle 22.30 per mettere a posto i tavoli. All'interno del pub seduti al tavolo c'erano Michel Fortuna, la sorella Agirè ed altri loro amici albanesi. Accanto a loro Domenico P. (indicato come colui che avrebbe innescato la lite con Emanuele). Ad un certo punto ho visto qualcuno che alzava uno sgabello in aria. Il buttafuori era subito intervenuto. Agirè, che conoscevo già da tempo e con la quale volevo scambiare qualche parola sulla porta, mi disse non ora, rimani dove sei che adesso dobbiamo fare una cosa. Mi sono accorta che qualcosa di brutto stava accadendo, quando qualcuno ha staccato la musica. Fuori dal locale c'era un'ambulanza. Emanuele giaceva per terra, ricordo che i medici del 118 stavano cercando di farlo respirare».

Circa la presenza di Michel Fortuna all'esterno del locale, gli avvocati Bruno Giosuè Naso e Cristian Alviani hanno puntato a far cadere la teste in contraddizione in quanto avrebbe riconosciuto l'imputato dicendo che quel giorno indossava una maglia nera. Nell'immediatezza dei fatti quell'indumento era stato descritto con un altro colore.
«Ma i testimoni che daranno un vero e proprio scossone a tutto il processo- ha dichiarato l'avvocato di parte civile Enrico Pavia- arriveranno subito dopo la trascrizione delle intercettazioni telefoniche».
 

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