Truffa informatica: arrestati padre
e figlio insieme a un terzo complice

Truffa informatica: arrestati padre e figlio insieme a un terzo complice
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Venerdì 8 Febbraio 2019, 15:58
Le truffe su internet sono il terreno su cui la polizia postale è chiamata, sempre più spesso, ad intervenire.
Tre ciociari sono stati arrestati proprio nell’ambito di queste attività avviate contro il fenomeno della frode informatica e del phishing (ossia la truffa effettuata su Internet attraverso la quale un malintenzionato inganna la vittima convincendola a fornire informazioni personali, fingendosi un ente affidabile).

L’operazione è stata condotta dal compartimento Polizia postale del Lazio in collaborazione con i colleghi di Frosinone coordinati dall’ispettore Rea. Al termine gli agenti hanno arrestato padre e figlio E. C. e E. M. (di 57 e 22 anni) e un terzo complice M. C. ( di 28 anni) residenti tra Ferentino e Anagni.

L’operazione è stata avviata dopo la querela presentata dal responsabile di una società attiva su una piattaforma online che, nel denunciare un’intrusione informatica, ha segnalato di aver fornito le credenziali di accesso al proprio account di vendita, inserite in una pagina «login di accesso» che riproduceva quella originale. Introdottisi nell’account, poi, i tre ciociari hanno iniziato a pubblicare falsi annunci di vendita di materiale informatico. In sostanza la banda offriva computer e telefonini a prezzi super convenienti (che non venivano inviati o erano taroccati). In questi annunci, quindi, i truffatori modificavano i dati relativi al codice Iban sul quale far confluire i pagamenti. In pratica gli acquirenti versavano su carte legate a conti Postali.

Appena incassati i soldi, i truffatori chiudevano il rapporto con quell’Ufficio postale e ne riaprivano un altro in un’altra città. Seguendo i trasferimenti del denaro, gli agenti sono riusciti a intercettare i responsabili della truffa mentre tentavano di ritirare denaro contante presso uffici postali della provincia. Nel corso dell’operazione sono stati sequestrati 16.000 euro in contanti oltre a conti correnti postali su cui risultano ancora depositati circa 15.000 euro. Si stima che i proventi dell’attività illecita compiuta dalla banda si aggira intorno ai 125.000 euro.
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