Sussidi ai poveri in cambio di voti, ex sindaco e dirigente condannati a risarcire il Comune per 20mila euro

La sentenza della Corte dei Conti: Angelo Veronesi e il responsabile dei servizi sociali dovranno dare al Comune 20mila euro

Il palazzo comunale di Monte San Giovanni Campano
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Giovedì 6 Aprile 2023, 07:21 - Ultimo aggiornamento: 13:35

L’ex sindaco Angelo Veronesi e Paolo Nozori, l dirigente dei servizi sociali del Comune di Monte San Giovanni Campano, condannati a risarcire 20mila euro di danno erariale. Lo ha deciso la Corte dei Conti che si è espressa per il caso dei sussidi erogati a persone indigenti in cambio del voto alla vigilia delle elezioni del 2016. Gli aiuti vennero dati senza la pubblicazione di un avviso e la successiva graduatoria né tanto meno la verifica dei requisiti necessari per ottenerli. 

La Procura contabile aveva contestato un danno di 40mila euro e aveva chiamato a rispondere, oltre all’ex sindaco e al dirigente, anche due assistenti sociali (Anna Abballe e Sandrina Cinelli), ma per entrambe i giudici non hanno ravvisato responsabilità erariali.

Abballe e Cinelli, scrivono i giudici, avevano più volte «evidenziato sia al sindaco Veronesi che al proprio superiore, l’irregolarità della procedura di erogazione dei contributi da quest’ultimi posta in essere. Tale condotta non appare qualificabile come gravemente colposa, considerato la realtà amministrativa in cui si sono trovate ad operare e le continue e pesanti ingerenze operate dal sindaco e dal proprio superiore gerarchico, che avevano dato vita ad un sistema parallelo di gestione ed erogazione dei contributi, del tutto al di fuori delle procedure “codificate” negli atti regolamentari comunali».

I giudici non hanno invece dubbi sulle condotte dell’ex sindaco e del dirigente che «hanno concorso a costruire e a far operare un sistema di erogazione del tutto sviato rispetto a quella che avrebbe dovuto essere la corretta prassi amministrativa. Della volontà e piena consapevolezza del loro operato sono evidenti indici, per quanto riguarda il convenuto Veronesi l’aver materialmente proceduto alla compilazione di decine di tali istanze, omettendo di svolgere alcun controllo sulla regolarità della procedura». I giudici hanno però dimezzato il danno «considerando che una parte dei contributi siano stati destinati a soggetti, che, se fosse stata seguita la corretta procedura, avrebbero potuto fare domanda e risultare beneficiari dello stesso, come avvenuto in annualità precedenti». 

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