Serena uccisa, l'ultimo confronto del brigadiere Tuzi

La corte d’assise di Cassino
di Vincenzo Caramadre
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Giovedì 23 Giugno 2022, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 07:31

I drammatici interrogatori del brigadiere Santino Tuzi, l'ultimo confronto con i colleghi e con i pubblici ministeri prima di cristallizzare la dichiarazione choc: «Ho visto Serena entrare in caserma il primo giugno 2001». La penultima udienza dibattimentale, la 45esima, del processo per l'omicidio di Serena Mollicone, nel quale sono imputati Franco, Marco, Anna Maria Mottola, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, si è svolta sulla scia di quella precedente, analizzando le dichiarazione di Tuzi che sono architrave dell'accusa.
«Tuzi era persona onesta, ligia al dovere, combatteva la criminalità. Mai avrebbe coperto il maresciallo Mottola. Quella dichiarazione l'ha rilasciata perché sotto pressione». A sostenerlo sono stati i due consulenti della famiglia dell'ex maresciallo Mottola, lo psicologo forense Enrico Delli Compagni e il criminologo Carmelo Lavorino nella lunga deposizione durata quasi cinque ore. Sono stati ripercorsi dinanzi alla corte d'assise tutti i passaggi legati alla morte del brigadiere, avvenuta l'11 aprile 2008, per i consulenti della famiglia Mottola si è trattato di «suicidio», senza nessun dubbio. «Perché il suicidio - hanno aggiunto - era l'unica via di fuga in una situazione degenerata». I consulenti hanno contestato poi la mancata identificazione dell'impronta digitale lasciata sul nastro adesivo utilizzato per bloccare le gambe della 18enne dopo la morte. «Perché non è stato identificata la persona alla quale appartengono le impronte?», ha chiesto Lavorino. Immediata la replica del pm Siravo in controesame: «Perché potrebbe essere il complice ignoto».
LE PRESSIONI
Ma il brigadiere suicida, per i consulenti, non ha retto la pressione e l'importanza investigativa delle dichiarazioni rese, il 28 marzo 2008, che ha ritrattato prima e poi riconfermato, il 9 aprile 2008. «Tuzi, alle prese già con alcuni problemi personali e familiari - è stato spiegato - è rimasto prigioniero di se stesso, una situazione che sul punto di precipitare lo ha visto cadere». Avrebbe affrontato la questione con fragilità. «Nel secondo interrogato - ha specificato Delli Compagni - Tuzi ha chiesto aiuto e la disponibilità di un avvocato che gli fu negata».
Ma non solo Tuzi, si è parlato anche dell'ultimo avvistamento di Serena.
IL DUBBIO
«Non ero io quel giorno in pizzeria». Ad affermarlo Stefania Vatini, la donna, oggi 44enne, scambiata per Serena Mollicone il primo giugno 2001.
Analizzato l'ultimo avvistamento di Serena, dopo le dichiarazioni di Stefania Spalvieri, la titolare della pizzeria Lo Sfizio di Isola del Liri, la quale non ha «escluso» la presenza della 18enne il pomeriggio del primo giugno nel suo locale. Ciò andrebbe a cozzare con il capo d'imputazione che colloca la vittima in caserma ad Arce alle 11.30, dove sarebbe stata uccisa dopo una colluttazione con Marco Mottola. «Qualche volta andavo allo Sfizio sempre nel tardo pomeriggio con il mio fidanzato dell'epoca, ma quel giorno non ero lì», ha spiegato la donna. Altro teste, Massimiliano Vano, un fornitore della pizzeria, ha confermato di aver visto Serena un venerdì del 2001 nei pressi della pizzeria, ma ad aprile. Ultima udienza dibattimentale lunedì 27 giugno per ascoltare Stefano Domi e Santina Pede, i due che sarebbero stati presenti nella pizzeria. La requisitoria ci sarà il primo luglio, il 4 le parti civili, il 6 e il 7 le difese.
Il 15 luglio la sentenza.

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