Mollicone, la Procura insiste: «Serena è stata sbattuta contro la porta»

Il procuratore D'Emmanuele e Serena Mollicone
di Vincenzo Caramadre
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Venerdì 31 Marzo 2023, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 15:07

 Un nuovo teste che, indirettamente, potrebbe ricostruire gli ultimi avvistamenti di Serena Mollicone la mattina del primo giugno 2001. Un asso che la procura tentò di calare, senza successo perché la corte rigettò la richiesta, il 15 luglio 2022 poco prima della camera di consiglio della corte di assise di Cassino. Ora viene riproposto in appello. Nelle 275 pagine di appello con le quali si afferma "l'illogicità" della sentenza di assoluzione nei confronti di Marco, Franco, Annamaria Mottola, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano viene indicata una nuova prova: l'escussione testimoniale di Ramon Iommi il barbiere di Marco Mottola, il quale avrebbe fatto le maches bionde all'imputato e di avergli, poi, tagliato i capelli prima del funerale di Serena.

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LA RICOSTRUZIONE

Ma perché è importanti, per la procura, il colore dei capelli di Marco Mottola?
Negli elementi dati per certi tracciare gli ultimi movimenti e avvistamenti di Serena, la procura indica quello dinanzi al bar Chioppetelle. Scrive il pm Maria Beatrice Siravo: «Deve essere considerato certo l'avvistamento di Serena presso il bar Chioppetelle (tra Isola Liri e Arce) alle ore 10 circa, come riferito da Carmine Belli, che l'ha vista litigare con un ragazzo mesciato». Nel corso del processo a più riprese sono state mostrate le foto di Marco Mottola durante il funerale ma non era mesciatio, a tal riguardo scrive il pm: «L'identificazione tanto ha occupato le udienze dibattimentali, ma nella sentenza appellata non vi è traccia». Quello che la procura indica come nuovo elemento si fonda su un post sui social del criminologo Carmelo Lavorino che a ridosso della sentenza avrebbe scritto: «AAA cercasi foto di Marco Mottola biondissimo al funerale di Serena Mollicone». Il barbiere Ramon Iommi di Arce, notato il post si mise in contatto con la cugina delle 18enne Gaia Fraioli e Maria Tuzi, figlia del brigadiere morto suicida.
Ma non è la sola escussione testimoniale che il pm chiede. Punta nuovamente anche sulle consulenze tecniche a partire da quella della professoressa Cristina Cattaneo sulla porta-arma del delitto. Una concatenazioni di eventi a partire dall'avvistamento dinanzi al bar Chioppetelle, passando per la dichiarazione «attendibile» del brigadiere Tuzi per collocare Serena in caserma la mattina del primo giugno, dove sarebbe stata aggredita, sbattuta contro una porta da Marco Mottola e poi soffocata con un sacchetto attorno alla testa. «Tutte le consulenze tecniche convergono su un assunto: quella porta e quella contro la quale Serena è stata sbattuta». Contrariamente alla corte che aveva concluso che erano «prove non univoche, con profili di dubbio e incertezza». La procura ha chiesto di risentire in appello: Catteneo, Remo Sala, Rosario Casamassima, Vittorio Della Guardia, Ferdinando Scatamacchia, Elena Pilli, Ernesto D'Aloja e Casera Rapone.
Vincenzo Caramadre
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