Serena, la procura: «Il movente? Un litigio con Marco»

Serena, la procura: «Il movente? Un litigio con Marco»
di Vincenzo Caramadre
3 Minuti di Lettura
Sabato 1 Aprile 2023, 08:56 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 15:07


Un litigio iniziato la mattina del primo giugno 2001 davanti al bar Chioppetelle e poi proseguito in caserma, dove Serena Mollicone avrebbe trovato la morte. E' la ricostruzione della procura nelle 275 pagine di appello alla sentenza di assoluzione nei confronti di Marco, Franco, Annamaria Mottola, Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.
«Perché è stata uccisa serena Mollicone?».
Se lo chiede, in maniera critica, rispetto alla sentenza della corte d'assise di Cassino, il sostituti procuratore Beatrice Siravo. «Non si può pensare - scrivono i giudici della sentenza di assoluzione - che Serena in quel periodo avesse una concreta e attuale intenzione di denunciare l'imputato. Fra l'altro anche a voler sostenere che Serena avesse effettivamente intenzione di denunciare Marco Mottola, appare inverosimile di farlo proprio nella caserma comandata dal padre».
Il pm Siravo contesta con decisione questa ricostruzione. «Sul punto la corte è andata davvero "ultra petita", nel senso che quest'accusa non ha mai sostenuto che il movente fosse da ricondursi all'intenzione di Serena di denunciare Marco Mottola. La corte ha ripreso quanto sostenuto diffuso dai media e fatto proprio dalla difesa degli imputati, senza che questa accusa ne facesse cenno».

LA RICOSTRUZIONE
Il pm Siravo, quindi, riconduce il movente ad un litigio tra Marco e Serena. «C'è stato un litigio tra i due giovani davanti al bar Chioppetelle cui hanno assistito Carmine Belli e Tomaselli. Belli ci dice che Serena piangeva talmente forte che ancora la sente nelle orecchie. Quale fosse il motivo del litigio non lo sappiamo, ma i due erano in contrasto per i diversi stili di vita». La 18enne, quindi, nella ricostruzione della procura avrebbe fatto ritorno ad Arce con Marco Mottola.
«Serena non è tornata ad Arce con nessun altro se non con il suo assassino e cioè Marco Mottola, dove poi, alle 11, è stata vista entrare in caserma da Santino Tuzi».

Le fasi successive ricostruite dal pm si sarebbero svolti nell'alloggio a trattativa privata della stazione dei carabinieri. «La visita alla caserma, come emerso nel dibattimento, portano senza alcun dubbio a Marco Mottola. Dopo averla fatta entrare, c'è un litigio nell'alloggio dove viene sbattuta contro la porta». La morte, il pm la riconduce, contrariamente alla conclusione della corte, tra le 13.30 e le 20 del primo giugno 2001.

IL PADRE
Dopo il presunto litigio, Marco Mottola sarebbe uscito dalla caserma. «Che si il padre - sostiene l'accusa - a gestire le fasi successive si deduce in via del tutto logica: è soggetto preminente in famiglie ed il maresciallo comandante della stazione dei carabinieri». Ma la procura, tramite la consulenza della professoressa Cattaneo, ha anche concluso che la «ragazza si sarebbe salvata se soccorsa in tempo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA