Prestazioni mai pagate, la clinica
San Raffaele diffida la Asl
per un credito di 87 milioni di euro

La casa di cura San Raffele di Cassino
di Pierfederico Pernarella
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Venerdì 25 Novembre 2016, 17:51 - Ultimo aggiornamento: 17:52
Il San Raffaele ha diffidato Asl e Regione Lazio a sbloccare i pagamenti congelati ormai da sei anni che hanno raggiunto una cifra da capogiro: 109 milioni di euro. Sottratti i 31 milioni e mezzo di euro vantati dall’azienda sanitaria rispetto alla condanna al risarcimento della sentenza emessa dalla Corte dei Conti, il San Raffaele al netto ne deve avere quasi 87. La Asl ha avviato un’azione legale per recuperare quei soldi, ma le carte raccontano una situazione paradossale. Situazione che sta mettendo a dura prova i bilanci della clinica della Città Martire con conseguenze per i dipendenti che potrebbero non vedersi pagare gli stipendi di dicembre e le tredicesime. Ma andiamo con ordine.
IL BLOCCO DEI PAGAMENTI
La vicenda si trascina da anni, più precisamente dal 2009 quando la Asl decise di bloccare il pagamento delle fatture relative alle prestazioni erogate dal San Raffaele a partire dal 2010 e anni seguenti. Non solo. L’azienda sanitaria avviò anche il recupero di presunte somme non dovute, per un totale di circa 22 milioni di euro, relative gli anni 2007 e 2008. Venne anche disposto l’accantonamento di 250.000 euro mensili in base al presupposto, poi dimostratosi erroneo, che la clinica non avesse i requisiti pere l’accreditamento. Il saldo delle fatture a favore del San Raffaele è rimasto congelato nelle more del procedimento presso la Corte dei Conti.
LE SENTENZE
C’è stata dunque, nel settembre del 2014, la sentenza di primo grado che ha condannato il San Raffaele al pagamento di un risarcimento di circa 41 milioni e mezzo. La clinica ha fatto appello e a luglio è arrivata la pronuncia di secondo grado che ha ridotto il risarcimento di 10 milioni di euro. I giudici contabili hanno infatti riconosciuto la legittimità delle prestazioni extrabudget erogate dalla casa di cura di Cassino. Il procedimento contabile, quindi, si è chiuso in via definitiva, ma la Asl, nonostante diffide e solleciti del San Raffaele, ha mantenuto il blocco dei pagamenti. Non solo. Nei giorni scorsi la dirigenza sanitaria ha dato incarico all’avvocato Massimo Colonnello per avviare ogni azione utile al recupero del risarcimento del danno così come sancito dalla Corte dei Conti. Peccato che i numeri sembrano raccontare un’altra storia.
IL PARADOSSO
Sarebbe il San Raffaele a essere in credito con la Asl e non viceversa. I numeri sono da capogiro. Ad oggi, e si tratta di numeri aggiornati al mese corrente, la clinica di Cassino si è vista bloccare crediti per circa 109 milioni di euro, somma in cui rientrano anche interessi moratori, causati dal mancato pagamento delle fatture, pari a circa 22 milioni di euro. In buona sostanza, sottratto il risarcimento stabilito dalla Corte dei Conti, il San Raffaele vanta un credito pari a 86.705.478 euro, oltre agli interessi che continuano e continueranno a decorrere fino a quando la Asl non pagherà le fatture. Le diffide del San Raffaele a Regione Lazio e Asl si susseguono da anni. La stessa Regione, nel 2012, aveva di fatto invitato l’azienda sanitaria a saldare le fatture per le prestazioni effettivamente rese dalla casa di cura. Invito al quale la Asl ha risposto picche, giustificando il blocco dei pagamenti con la “prudenza istituzionale”. Prudenza che permane nonostante la conclusione del procedimento della Corte dei Conti. Soltanto nell’agosto scorso la Asl ha provveduto a liquidare un importo pari a circa 7 milioni di euro. Briciole rispetto a quanto reclama la clinica di Cassino.
POSTI E STIPENDI A RISCHIO
Si tratta di cifre da capogiro, come si diceva. Cifre che stanno mettendo a dura prova i conti del San Raffaele. Un danno che, come precisa la clinica nell’ultima diffida inviata nei giorni scorsi, pone “a rischio la continuità dell’attività assistenziale e il conseguente mantenimento dei livelli occupazionali per circa 3.000 lavoratori”. E le conseguenze potrebbero essere anche più imminenti di quanto si possa pensare: il San Raffaele potrebbe infatti non trovarsi nelle condizioni di pagare gli stipendi di dicembre e le tredicesime. Insomma, l’emergenza è dietro l’angolo. Anche perché c’è da considerare un altro aspetto: il mancato saldo delle fatture, a partire dal 2010, ha inevitabilmente causato numerosi contenziosi con fornitori, enti previdenziali, erario e istituti bancari. Una situazione che con il passare dei giorni si fa sempre più critica stante l’inerzia della Asl che secondo il San Raffaele configura una vera e propria “appropriazione indebita”. E rispetto a tale inerzia la clinica ha diffidato la Regione Lazio ad esercitare il potere sostitutivo nei confronti della Asl. 
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