Cassino, saluto romano nel giorno del Ricordo per i caduti repubblichini: assolti

Erano accusati di aver girato un video nel quale si rivolgevano agli amici sui social chiamandoli «camerati della rete»

Cassino, saluto romano nel giorno del Ricordo per i caduti repubblichini: assolti
di Vincenzo Caramadre
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Giovedì 2 Marzo 2023, 15:15 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 19:55


Sono finiti a processo perché in luoghi pubblici o sui social avrebbero inneggiato e difeso con frasi e gesti (come il saluto romano) il disciolto partito fascista. A tre cassinati è stata contestata, dunque, la violazione della "Legge Scelba" che vieta frasi e gesti riconducibili al disciolto partito fascista. I fatti risalgono al 2017. Uno dei tre nel giorno in cui si ricordano le vittime delle foibe, si sarebbe recato davanti al monumento ai caduti di Cassino, dove avrebbe esposto la bandiera della Repubblica Sociale Italiana e salutando "romanamente" i passanti avrebbe poi pubblicato le foto sul suo profilo social. Un altro caso riguarda tutti e tre, i quali si sarebbero riuniti all'interno del cimitero tedesco di Cassino, dove avrebbero inneggiato ai caduti "repubblichini" e, contestualmente, girato un video nel quale si rivolgevano agli amici sui social chiamandoli «camerati della rete». Nell'ultimo caso, invece, i tre salutando "romanamente" avrebbero diffuso sui social la loro fotografia inneggiando ai caduti della "Repubblica Sociale Italiana e all'alleato germanico", annunciando: «Siamo tornati. Italia proletaria è fascista in piedi. Lotta di popolo! Rivoluzione. Rivoluzione».

Per i tre (assistiti dagli avvocati Ivan Caserta e Mariano Giuliano), ieri è concluso il processo al tribunale di Cassino davanti al giudice Tavolieri: sono stati tutti assolti. Le difese hanno sostenuto che non c'è stata alcuna «azione di pericolo». In pratica le gesta e le azioni non erano rivolte alla ricostituzione del partito fascista. Ad uno dei tre veniva contestata l'adesione al Movimento Fascismo e Libertà, l'avvocato Caserta ha rilevato che «nello statuto vengono riconosciute le libere istituzioni dello Stato».
Per tutti quindi è stata pronunciata sentenza di assoluzione «perché il fatto non sussiste».
 

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