Consorzio industriale, le grane dopo le inchieste. Depuratore di Villa Santa Lucia in tilt, si fermano la Cartiera e 300 operai

Francesco De Angelis, presidente del Consorzio industriale del Lazio
di Pierfederico Pernarella
4 Minuti di Lettura
Giovedì 25 Agosto 2022, 09:44 - Ultimo aggiornamento: 09:57

Non solo il caso Ruberti, ora il fango è vero. Anzi i fanghi. Quelli, troppi, che hanno costretto a fermare del depuratore di Villa Santa Lucia e quindi la cartiera Reno de Medici. Trecento operai in cassa integrazione fino alla metà di settembre. La cena avvelenata con l’ex capo di Gabinetto del Campidoglio sta facendo passare giornate indigeste anche a Francesco De Angelis costretto, sebbene estraneo alla gazzarra, a ritirare la candidatura alla Camera. Ma per il presidente del Consorzio industriale del Lazio le grane ora arrivano, meglio tornano ad arrivare dai depuratori. Il cattivo stato dell’impianto di Villa Santa Lucia ha imposto un fermo per la manutenzione più lungo del previsto.

La società che lo gestisce, la AeA, interamente partecipata dal Consorzio, è stata azzerata dalle inchieste giudiziarie per inquinamento ambientale. La società ora è guidata da un amministratore giudiziario, il commercialista Massimo Barillaro, che ieri ha dovuto comunicare alla Reno de Medici che il depuratore resterà fermo fino a metà settembre. Di conseguenza anche la cartiera sarà costretta a un fermo obbligato e lasciare a casa, in cassa integrazione, i 300 operai. La pulizia delle vasche, per la quale si pensava potessero bastare tre giorni, richiede un intervento più complesso e lungo. Lo svuotamento delle vasche ha fatto emergere una situazione disastrosa. Fanghi stratificati che limitano l’efficienza dell’impianto e non è semplice rimuovere. Un problema che ha messo di nuovo in luce, qualora ce ne fosse stato bisogno, il grave deficit strutturale dell’impianto, già evidenziato nell’inchiesta “Acque Nere” che ne ha determinato il sequestro.

Consorzio industriale, poltrona che scotta dopo il caso Ruberti. Storia e guai del super ente voluto da De Angelis

L’amministratore Barillaro va dritto al punto: «Per poter ripartire con il depuratore Cosilam occorrono lavori per milioni di euro.

La AeA non è in grado di fronteggiare da sola una simile spesa. Il Consorzio Unico del Lazio ha stanziato 4,5 mln deliberati nel Programma di Sviluppo e Coesione della Regione Lazio. Faccio appello al Governatore Nicola Zingaretti, sollecitato con una mail in data odierna per un incontro, al fine di assicurare alla A&A la disponibilità di questi fondi, oltre a quelli per gli altri impianti di depurazione gestiti dalla società in Provincia di Frosinone che hanno le medesime problematiche».

Insomma, non c’è tempo da perdere. La questione è seria. Il mancato ammodernamento dei depuratori richia di mandare in ttilt il distretto più grande del Consorzio industriale più grande d’Italia. Con gravi ripercussioni per l'ambiente.

«I reflui che non arrivano al depuratore, confluendo nel rio Fontanelle giungono direttamente ad un punto di presa del Consorzio di Bonifica Valle del Liri, qui l’acqua viene captata e distribuita per l’irrigazione dei campi agricoli – spiegano Andrea Vizzaccaro Azione Cassino e Fabio Iannattone Partito Socialista Cassino - Ciò nonostante, ad oggi, nessuno intervento di carattere tecnico è stato posto in essere, i vertici del consorzio unico del Lazio, continuano a presentare faraonici piani di investimento, inaugurare rotatorie, ma del depuratore niente».

Da anni sulla questione del depuratore sono in guerra i comitati della zona, "Allerta Cerro" e "Comitato Solfegna, che stanno apprezzando il lavoro dell'amministratore giudiziario Barillaro. «Dopo 15 anni di denunce è la prima volta – dicono – che si sta cercando di risolvere i problemi di un depuratore nato per gli scarichi civili ma utilizzato per quelli industriali pur non essendo adeguato».

© RIPRODUZIONE RISERVATA