​Romina uccisa, la famiglia: «Non cerchiamo vendetta». Venerdì l'esame sui cellulari

La vittima
di Marina Mingarelli
3 Minuti di Lettura
Martedì 24 Maggio 2022, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 10:27

«Siamo straziati dal dolore, ma non cerchiamo vendetta, vogliamo semplicemente che sia la giustizia a dare un senso e una risposta al dolore che stiamo provando. Queste sono ferite che non si rimargineranno mai». A parlare tramite il suo legale di fiducia Danilo Leva è Mario, il padre di Romina De Cesare, la barista di 36 anni uccisa a coltellate il 3 maggio scorso in via del Plebiscito a Frosinone.

L'uomo insieme al figlio Antony di qualche anno più piccolo della sorella, stanno cercando di sopravvivere a questa indicibile sofferenza. L'avvocato Leva dal canto suo ha preannunciato che farà di tutto per sostenere l'azione della pubblica accusa in questa vicenda. Intanto venerdì prossimo davanti al Gip del tribunale di Frosinone Antonello Bracaglia Morante, si terrà l'incidente probatorio sui telefonini dell'uomo accusato dell'omicidio Pietro Ialongo, perito informatico di 38 anni ex compagno della vittima, e della giovane vittima.

L'AGGRAVANTE

Da alcune informazioni raccolte sarebbe stata contestata l'aggravante della coabitazione e dello stalking.

Secondo gli elementi raccolti dagli investigatori della procura, dopo che la ragazza aveva manifestato l'intenzione di separarsi, l'omicida aveva cominciato a trasformarsi in un presunto stalker. Ad avvalorare la tesi della procura, una frase che aveva postato la ragazza il 25 novembre scorso, giorno dedicato a contrastare la violenza sulle donne. Romina aveva invitato gli uomini a regalare un braccialetto rosa. 

«A vostra figlia- aveva scritto- vostra madre, vostra sorella. Vi distinguerete da chi le donne invece di rispettarle le maltratta». Forse dietro quella frase si celava una richiesta di aiuto che però non è stata compresa.

L'ULTIMO LITIGIO

La notte del delitto, sempre da indiscrezioni trapelate, i due avevano litigato furiosamente a causa della macchina intestata a Romina, ma pagata dall'uomo con un bonifico ad una parente. Pietro Ialongo avrebbe riferito ai carabinieri che per primi hanno raccolto le sue dichiarazioni, pretendeva che la ragazza gli restituisse il denaro che aveva speso per l'acquisto di quella vettura. Non è dato sapere se la giovane barista avesse dissentito, o se magari gli aveva chiesto soltanto del tempo per racimolare quella somma, sta di fatto che ad un certo punto proprio al culmine della lite, il 38enne avrebbe stretto le sue mani al collo di Romina così forte da determinarle lo strangolamento.

Dopo l'omicidio aveva vagato lungo le strade fino ad arrivare sulla spiaggia di Sabaudia, dov'è stato bloccato dai carabinieri. Più volte avrebbe dichiarato che non voleva ucciderla e che lui l'amava. Nei giorni scorsi, va detto, l'avvocato difensore dell'omicida Vincenzo Mercolino, ha presentato al Tribunale del Riesame richiesta di una pena meno restrittiva in attesa del processo. Ialongo, al momento si trova detenuto presso il carcere di Latina.

© RIPRODUZIONE RISERVATA