Una collezione d’arte di valore inestimabile. Oltre settanta dipinti che le sorelle Annie e Nora Messina (figlie di Alessandro, console italiano ad Alessandria d’Egitto, e nipoti della celebre scrittrice Maria), negli anni Ottanta, donarono a Roccasecca, città natale di San Tommaso d’Aquino. Ora, queste opere – secondo quanto rende noto l’ex sindaco della città, Antonio Abbate – giacciono abbandonate in alcuni scatoloni di cartone nella casa di San Tommaso. «La collezione – scrive Abbate - non è visibile, non è fruibile. È relegata all’interno di scatoloni di cartone, presso la cosiddetta Casa di San Tommaso, immobile dal pregio storico ed artistico notevole, anch’esso chiuso al pubblico». A ricostruire la storia è lo stesso ex primo cittadino. È il 6 giugno del 1980 quando, nel corso di una cerimonia solenne, l’allora amministrazione comunale di Roccasecca, guidata dal sindaco Luigi Frezza, inaugura alla presenza dell’onorevole Guido Bernardi la Pinacoteca della città; luogo che accoglie la donazione delle sorelle Messina, alle quali, sempre in quell’occasione, viene conferita la cittadinanza onoraria. L’onorificenza viene anche estesa a Maria Lo Mastro e a Rocco Zingaro, rispettivamente presidente e segretario dell’Associazione I Templari, ente patrocinante dell’evento.
La collezione, catalogata con titolo, tecnica ed anno di realizzazione delle opere, a distanza di sedici anni, si arricchisce di nuovi dipinti.
LA GALLERIA
Le opere, donate alla città di San Tommaso, emanano il fascino dell’Africa orientale. A realizzarle sono state le stesse sorelle, entrambe allieve del Maestro Arturo Zanieri. Nora descrive quei paesaggi attraverso disegni e stampe; Annie invece con i suoi ritratti. Tra le opere donate alla Pinacoteca comunale figurano anche le opere di Romilda Gubitosi, madre delle sorelle Messina. Due donne che alla passione per la pittura, mai finalizzata alla vendita delle opere, hanno coniugato l’amore per la letteratura, due mondi all’interno dei quali fondamentale si è rilevata la guida dei genitori e della zia Maria Messina, della quale sono celebri novelle e romanzi sulla Sicilia dei suoi tempi ed in particolare sull’oppressione e sull’isolamento delle donne siciliane. L’intervento di Abbate vuole accendere i riflettori su una collezione di valore culturale. «Provo disagio enorme – stigmatizza l’ex primo cittadino - dopo aver appreso in quale stato di abbandono versi la collezione, da circa venti anni. Se è vero come è vero che una città possa ritenersi luogo di attrazione culturale e turistica solo quando può contare su tradizioni solide, è altrettanto vero che in questo potenziale bisogna saper credere»conclude Antonio Abbate.
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